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Capire la psicologia del traffico: master, studi e una chiacchierata con il dr. Antonio Consiglio

14/03/2025

Traffico: una parola ben nota a chi vive in città e sperimenta ogni giorno gli effetti di strade congestionate e aria inquinata e questo vale non solo per chi il traffico lo provoca usando l’auto, ma anche per chi lo subisce, mentre cammina tra mille ostacoli o va in bicicletta in spazi ristretti e non a misura. Il traffico è così connaturato nella nostra vita quotidiana che non ci rendiamo più conto di quello che ci toglie – l’uso dello spazio pubblico – e di quello che ci restituisce – stress e malattie respiratorie.

Ma c’è di più. In questo rapporto dissociato tra noi e l’uso dell’auto emerge un altro aspetto anch’esso sottovalutato, ossia la sicurezza stradale. Gli incidenti in città sono spesso visti come ineluttabili, causati da “pirati” della strada e dunque da persone altre da noi, cosa che ci toglie un’assunzione di responsabilità. Invece spesso sono proprio le persone “normali” a causare incidenti: semplici distrazioni, la volontà di andare veloci (ma davvero abbiamo sempre fretta?) sono tutti comportamenti che fanno parte di una mentalità radicata, un “diritto naturale” che si impone sui diritti degli altri utenti.

Su questi comportamenti interviene la psicologia del traffico, che studia il rapporto tra persona e veicolo e più in generale tra persona e ambiente urbano. Approfondire i fondamenti della psicologia del traffico sarà un viaggio affascinante che faremo con un esperto d’eccezione, il prof. Antonio Consiglio.*

Che cos’è la psicologia del traffico?

Secondo l’Università di Studi di Padova, che organizza Master e Corsi di Alta Formazione, la psicologia del traffico si occupa di promuovere la salute pubblica e la mobilità sostenibile.

È una scienza che sviluppa programmi di ricerca volti ad analizzare i processi emotivi e cognitivi delle persone mentre guidano (perché al volante le persone diventano aggressive?) e interagiscono con gli altri utenti della strada.

Oltre all’indagine psicologica, la psicologia del traffico si accosta anche all’urbanistica, perché contribuisce a progettare spazi urbani più vivibili e sicuri e offre anche una consulenza di tipo legale (civile e penale) in caso di incidenti, per valutare l’idoneità di guida del conducente e le responsabilità..

La psicologia del traffico spazia dunque in diversi ambiti e fra tutti è molto significativo l’aspetto della violazione delle regole, che segna la maggior parte degli incidenti stradali, come se gli automobilisti vivessero la strada come una zona franca dove le regole provocano insofferenza. Ma parliamo di un problema solo italiano? Andiamo a scoprire come agisce la psicologia del traffico in Europa.

La psicologia del traffico in Europa

La psicologia del traffico è una disciplina considerata sempre più importante, visto il fenomeno drammatico degli incidenti stradali e in Europa è già riconosciuta e standardizzata attraverso la certificazione “EuroPsy“, che definisce i crediti formativi necessari per esercitare la professione. La disciplina si è particolarmente sviluppata nell’Europa Centrale e del Nord raggiungendo standard molto elevati. In Germania lo psicologo del traffico è uno dei docenti presenti nelle scuole guida. Il problema della sicurezza stradale viene dunque preso molto seriamente, poiché l’obiettivo dell’Unione Europea è la riduzione stabile del numero degli incidenti stradali con morti e feriti.

E in Italia?

In Italia la crescita è più lenta ma comunque avviata, vista l’offerta di Master e corsi di specializzazione proposti da diversi erogatori quali le università.

In particolare, dal 2007 l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ospita l’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico per i temi della mobilità, sicurezza e sostenibilità. Questa unità si dedica allo studio del “sistema traffico“, con particolare attenzione al ruolo del fattore umano (una macchina che scivola sul ghiaccio e provoca un incidente è un evento fortuito, se invece il conducente è sotto effetto di sostanze allora parliamo di fattore umano). Le aree di ricerca sono molteplici e includono tutti quei processi cognitivi, emozionali ed educativi che mettono a rischio la sicurezza stradale.

Quindi, cosa fa di preciso lo psicologo del traffico?

La psicologia in generale viene facilmente vista come una scienza umanistica che si basa più sulla percezione che su dati tangibili e misurabili. In realtà lo psicologo del traffico lavora su attività concrete che come abbiamo visto toccano anche competenze urbanistiche e legali.

Lo psicologo del traffico lavora su diversi fronti e può avere diversi ruoli professionali:

  1. Analisi psicologica-neurologica: studia i processi cognitivi e percettivi nel comportamento di guida, come la percezione dei pericoli, lo stress, le distrazioni, gli automatismi a fare le stesse azioni senza pensare. C’è poi l’aspetto delle malattie neurologiche, l’assunzione di farmaci e droghe che sono le altre variabili che lo psicologo del traffico valuta per stabilire l’idoneità di guida
  2. Consulenza urbanistica: affianca il Mobility Manager o sensibilizza le aziende ad istituirne  uno per lavorare sull’ottimizzazione della mobilità dei dipendenti; promuove campagne di comunicazione sulle criticità della velocità e i rischi di incidenti; collabora ai progetti urbanistici contribuendo alla progettazione di infrastrutture. 
  3. Consulenza amministrativa e legale: partecipa al processo di promulgazione di norme volte a migliorare la sicurezza sulle strade; supporta cause in ambito civile (es. risarcimento danni) e penale (es. omicidio stradale, omissione di soccorso)

Importante ricordare che lo psicologo del traffico non si rivolge solo alla strada ma anche all’aviazione, alla marina e alle ferrovie.

Una chiacchierata con il prof. Antonio Consiglio

Per approfondire il tema della psicologia del traffico ci siamo rivolti al prof. Antonio Consiglio e gli abbiamo rivolto alcune domande.

Da dove nasce l’interesse accademico per la psicologia del traffico?

La psicologia tipicamente si occupa di prevenzione di comportamenti a rischio, come ad esempio il consumo di droghe o alcool, e di promozione della salute. Il focus sulla mobilità non poteva che essere doveroso essendo la strada la prima causa di morte tra i 15 e i 19 anni, la seconda tra i 10 e i 14 e tra i 20 e i 24 anni; oltre che la nona causa di morte al mondo tra gli adulti. A tutto ciò andrebbe sommato l’impatto che la mobilità ha:

  • sulla salute, a livello di inquinamento dell’aria che respiriamo;
  • sulla questione ambientale, come emissioni climalteranti;
  • sulla questione dell’uso sociale dello spazio pubblico, sottratto alla socializzazione e destinato unicamente al transito veicolare.

Di cosa si occupa la psicologia del traffico?

L’espressione “Psicologia del Traffico” non corrisponde ad un contenitore unitario, né teorico, né metodologico, né configura una sola area di ricerca e applicazione. Dunque la psicologia, o meglio, le psicologie, possono approfondire qualunque configurazione del fenomeno si preferisca: dalla percezione del rischio, alla valutazione dell’idoneità alla guida, dall’educazione stradale alla psicoterapia/rieducazione alla guida, dall’interazione uomo-macchina (ergonomia) alla facilitazione della generazione di una cultura della mobilità sostenibile e sicura.

Quali sono le principali sfide della psicologia applicata alla mobilità?

La sfida è quella di vedere psicologhe e psicologi offrire il proprio contributo in un settore occupato spesso da professionisti “hard”. I temi legati alla mobilità oggi chiedono una visione interdisciplinare, addizionata delle professionalità “soft”. La competenza psicologica è necessaria al fianco di architetti, ingegneri, programmatori, designer, educatori, legislatori e amministratori, al fine di lavorare proficuamente nella promozione della mobilità sostenibile e sicura, nell’innovazione sociale, nell’educazione stradale (già accaduto con DM 17/2011), nell’ergonomia, nel mobility management, ecc.

Master e corsi di formazione: come navigare tra le offerte proposte dai diversi istituti?

Le psicologhe e gli psicologi iscritti agli ordini professionali possono trovare nei corsi di alta formazione, di perfezionamento e master universitari un panel esaustivo per approfondire le applicazioni della psicologia al mondo della mobilità e del comportamento alla guida.

Grazie all’analisi del dr. Consiglio continuiamo ad approfondire il tema:

Analisi e trattamento del comportamento alla guida

La psicologia del traffico ha un approccio interdisciplinare e difatti si avvale di conoscenze derivanti da differenti discipline psicologiche come ad esempio la  Psicologia clinica, la Psicologia cognitiva e la Psicologia sociale. Grazie a questa sinergia tra discipline, si può studiare a fondo il fattore umano, che è la parola chiave che definisce l’insieme dei comportamenti che influenzano la sicurezza sulla strada. Ansia, fretta, distrazione sono dinamiche psicologiche da valutare, insieme alle malattie croniche, abuso di alcol, sostanze e farmaci. Ogni causa richiede un’analisi e un trattamento a sé e per questo lo psicologo del traffico valuta e tratta il comportamento alla guida seguendo fondamentalmente due strade: è consulente (trattamento indiretto) per aziende, istituzioni, ASL, autoscuole ecc, quando deve fare accertamenti sulle condizioni del conducente in particolari condizioni (es problemi neurologici, dipendenze) e lavora direttamente con il paziente, dando supporto psicologico alle vittime di incidenti stradali o per chi sviluppa un’ansia da guida o altri problemi (trattamento diretto).

In base alla valutazione dello psicologo del traffico le autorità (Polizia Stradale, Carabinieri, Polizia Locale) possono decidere di azzerare i punti fino a revocare la patente, in via temporanea o definitiva.

La psicologia del traffico come professione

Gli sbocchi professionali per uno psicologo del traffico sono diversi e variano a seconda delle aree in cui decide di operare e che approfondiremo. In linea generale, il professionista può lavorare con enti pubblici e privati per costruire progetti di educazione stradale. Collabora con le forze dell’ordine ed effettua valutazioni per stabilire l’idoneità di guida, in base allo stato psicologico e fisico del conducente. Affianca le aziende per studiare un piano di mobilità interno.

Master e corsi di formazione in psicologia del traffico

L’offerta di Master e corsi di formazione in psicologia del traffico si sta ampliando e si consiglia di consultare periodicamente non solo i siti web delle università ma anche dell’ Ordine professionale degli psicologi.

Tra le diverse proposte segnaliamo:

  • Università Cattolica di Milano che, con la sua Unità di ricerca in psicologia del traffico, è un punto di riferimento importantissimo per chi vuole avvicinarsi a questa disciplina. Il corso di laurea offerto copre temi come la formazione degli utenti della strada, la valutazione dell’idoneità alla guida e il supporto ad aziende ed enti pubblici nel campo del mobility management.
  • Degno di nota è anche il Corso di Perfezionamento in Psicologia del Traffico e Mobilità Sostenibile (PSITMOS) dell’Università degli Studi di Padova. Questo corso fornisce competenze per “progettare interventi di promozione del cambiamento” nelle abitudini di mobilità, valutare le capacità di guida e addestrare gli utenti della strada, professionisti e non.
  • Infine si consiglia di consultare il sito dell’Ordine degli Psicologi che in materia offre corsi in costante aggiornamento.

Gli sbocchi professionali per gli psicologi del traffico

La mobilità sostenibile e l’incidentalità sono temi sempre più sentiti e questo apre molti sbocchi professionali agli psicologi del traffico che andiamo ad elencare in modo più dettagliato.

Tra le diverse opportunità sono particolarmente ricercate le seguenti posizioni:

  1. consulente in ambito pubblico (ASL, Istituzioni) per costruire piani di comunicazione sulla mobilità e la sicurezza stradale.
  2. consulente in ambito privato (aziende, autoscuole, centri di formazione, aziende di trasporti) per fare corsi di formazione sulla mobilità e formarli sulla sicurezza stradale.
  3. consulente in ambito urbanistico e legale (come già approfondito)
  4. docente presso le università per i Master e corsi di formazione.
  5. psicologo con trattamento diretto del paziente.

Lo psicologo del traffico ha dunque moltissimi sbocchi professionali in aree che sono a largo respiro grazie all’interazione di competenze diverse.

*Un sentito ringraziamento per l’intervista al Prof. Antonio Consiglio, psicologo e psicoterapeuta, docente per il Corso di Perfezionamento in Psicologia del Traffico e Mobilità Sostenibile dell’Università di Padova, autore del libro “Cambiare Mobilità Cambiare Mentalità”.


*Bibliografia:

www.psy.it/allegati/aree-pratica-professionale psicologo_del_traffico.pdf

www.igeacps.it/psicologo-del-traffico-di-cosa-si-occupa 

uel.unipd.it/master-e-corsi/psitmos-psicologia-del-traffico-e-mobilita-sostenibile/

www.stateofmind.it/2022/06/psicologia-traffico/

IA alla domanda: “cosa fa lo psicologo del traffico?”

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