Viaggiare in bicicletta per andare a ballare il tango argentino, ci credete?
Abbiamo conosciuto Christine Stemmermann sul binario 3 della stazione di Mestre a fine agosto.
Noi con le nostre bici dopo una settimana di viaggio tra Austria e Friuli, lei con una pesante bicicletta da donna, una gonna nera a fiori rossi e uno zainetto.
Tra ciclisti ci si intende subito e soprattutto ci si aiuta. Chi è abituato a viaggiare in bicicletta sa che i treni locali abilitati per il trasporto bici sono sempre un’incognita: avrà un solo vagone bici? Sarà in testa o in coda?
Ci siamo ritrovati a correre dal binario 3 al 12 all’ultimo secondo e, dopo un lungo sottopasso e tre gradoni per caricare le bici nell’apposito vagone, è iniziata una chiacchierata lunga tutto il viaggio di rientro.
Quella che ci era sembrata una pendolare, mai vista una cicloturista in gonnella!, si è rivelata essere una vera avventuriera libera.
Christine, tedesca che lavora in una casa editrice indipendente in Svizzera, ha riscoperto la libertà mettendo insieme due grandi passioni: viaggiare in bicicletta e ballare il tango.
Mettetevi comodi, immaginate di essere su un affollato regionale e partecipate anche voi al racconto di Christine.
Sono in tanti a viaggiare in bicicletta, ma da dove è nata l’idea di un’avventura bici-ballo, come l’hai definita tu?
Forse arriva da molto lontano, perché sono nata ad Erlangen, che già una cinquantina d’anni fa si chiamava città della bicicletta. E quando da allievi a scuola ci hanno fatto definire la felicità avevo scritto: andare con la bici in discesa – infine volare.
Negli anni poi ho fatto dei viaggi in bicicletta, tipo il Danubio e la Loira.
Ma inventarsi un giro da sola? Lasciarsi portare dalla bici fin dove si balla tango?
E così sei partita con la tua vecchia bicicletta e le scarpe da tango…
Dopo la pandemia c’è tanta voglia di ballare e di essere di nuovo insieme – e la milonga all’aperto mi è sembrata il luogo perfetto per realizzare questo sogno. Comunque non ci sono tante milonghe, e mica ogni sera nello stesso posto. Ce n’è una qua una là.
Appunto, e come si raggiungono le milonghe se non si ha la macchina?
E perché non con la bici? I luoghi che in questo modo sono riuscita a visitare, oltre che per ballare, tra Vicenza e Trieste erano uno più bello dell’altro: una antica loggia a Noale, Piazza Marconi come punto di incontro internazionale sul Lido di Jesolo, un club sportivo a Monastier con una piscina illuminata in piena campagna. Ho ballato a Salgareda in una cantina con le botti di vino lungo la parete e un buffet per la cena. Per non parlare di Piazza San Giacomo dall’Orio nel cuore di Venezia, una piazza-salotto con i palazzi illuminati tutti intorno.
E per finire, vicino al mare e sotto le stelle, sul molo V a Mestre/Marghera e sul Molo IV a Trieste dove c’era un festival – destinazione finale del mio giro.
Dimmi che in quel micro-zaino non hai pure la tenda! Dove hai dormito?
No, no. Ho man mano prenotato hotel o b&b ma in milonga ho incontrato persone gentilissime, che poi sono diventate nuove amicizie, e addirittura a Trieste mi hanno invitata a casa due volte per cena. L’atmosfera che ho trovato è stata magica.
Cosa ti ha dato in più spostarti ogni giorno in bicicletta?
Paesaggi e persone invece di chilometri.
Andando di milonga in milonga si rivede gente che si muove con la macchina, senza nessun sforzo. Ma quanto non hanno visto! Si perdono il Brenta, il Parco Naturale del Sile e il delta del Piave mosso dal vento e pieno di uccelli. E non si godono il panorama stravolgente di Venezia che il ciclista vede prendendo il ferryboat da Piazzale Roma a Punta Sabbioni. Da lì ti immergi nella natura della Laguna lungo la nuova ciclabile.
Chi va in macchina si perde anche tutte le persone che in albergo o sui treni regionali (utili ad accorciare le distanze caricando la bici) propongono altri giri da fare e altri posti da visitare. Sei già stata a Bassano del Grappa, un gioiello… Sai che ci sono ciclabili meravigliose nella zona di Treviso? Viaggiare in bicicletta è anche questo: ognuno aggiunge qualcosa allargando la topografia del tuo viaggio. Sono state tante le persone, così come i luoghi, che in questi dieci giorni mi hanno dato la voglia di fermarmi o di tornare.
Come hai scelto la tua rotta? Hai pianificato prima il tuo itinerario?
Chi balla trova facilmente ispirazione dove andare attraverso la pagina FAItango Eventi. La mia passione è il tango ma vale anche per chi ama la pesca: ci sono tanti luoghi idilliaci che è più bello scoprire in bici invece che in macchina.
Cosa hai utilizzato per non perderti o finire in una superstrada, un navigatore?
Dicono che Komoot sia il navigatore perfetto ma siccome sono un po’ vintage ho preferito cercare il contatto diretto con le persone, con qualche aiuto di Google. Il mio telefonino si rifiutava di parlarmi in italiano e non offriva percorsi per la bici. E quando ho chiesto quello per pedoni mi ha fatto finire davanti alla scala dei giganti a Trieste.
A volte in piena pianura non riuscivo a trovare la direzione… oppure l’unica persona che si vedeva all’orizzonte parlava un dialetto così stretto da risultarmi incomprensibile.
Per fortuna c’era abbastanza segnaletica e mettendo pezzetti d’informazioni insieme sono sempre riuscita ad arrivare a destinazione. Addirittura a volte altri ciclisti mi hanno accompagnata fino a indicarmi la strada. Ed ogni volta si parlava e ci si scambiava consigli.
Una donna che viaggia da sola in bicicletta… la signora seduta accanto a me è sconvolta. Ti sei mai sentita veramente sola o in pericolo?
In dieci giorni non sono mai stata sola. Viaggiare in bicicletta per conto tuo ti dà la possibilità di conoscere molte più persone. Anche adesso, ad esempio, non sono sola. Ho fatto tutto il viaggio in compagnia e ho persino incontrato altri cicloturisti appassionati di tango come voi.
Cosa ti ha lasciato questa avventura in bicicletta a caccia di tango?
Godersi il momento, la natura, gli incontri e la lentezza, questi i regali per un po’ di improvvisazione come lavare sempre la stessa maglia, girare con una gonna e un pantalone solo o cambiare binario all’ultimo momento con la bici in spalla. [n.d.r. Confermo tutto]
Ma la felicità non si ferma al momento del viaggio. Si risveglia questa voglia di volare verso tutti e dappertutto. Questa voglia di andare verso lo sconosciuto che si aveva da giovani e che poi si perde nella vita quotidiana. Già sogno di andarmene di nuovo, appena non mi faranno più male le ginocchia.
Se vuoi farti ispirare da un’altra donna straordinaria che ama viaggiare in bicicletta in solitaria (e anche in compagnia), non perdetevi l’intervista a Ilaria Fiorillo alias milano_in_bicicletta
Potrebbe interessarti anche: