Milano Futura Ora: quale domani per la città che non si ferma

21 Maggio 2024 Sottosopra Comunicazione

Milano Futura Ora: quale domani per la città che non si ferma

ma che è stanca morta, sia di stare le ore nel traffico che di rischiare la vita in bicicletta.

Era fine febbraio 2020 quando la famigerata campagna “Milano non si ferma” girò su tutti gli smartphone e i mass media. Inizialmente pensata per il settore ristorazione in affanno per le prime chiusure, era stata rilanciata dal Sindaco Sala per instillare coraggio e fiducia nella popolazione. Una settimana dopo il virus era ovunque, la regione era sigillata e Milano paralizzata. Il contraccolpo della campagna fu così platealmente negativo che a guardarla oggi fa ancora venire i brividi.

Non solo perché dolorosamente anacronistica, ma anche perché veicolava un’immagine di Milano che francamente ha stancato tutti, in primis i suoi abitanti. La Milano che corre, che ha fretta, che produce, produce, produce, le giornate infinite, le call alle 13.30 e anche alle 19.15. La Milano dei ritmi impensabili, del traffico, dei SUV sempre più larghi e imparcheggiabili. La Milano che lascia indietro gli ultimi e che ti tiene il fiato sul collo perché, se non ti spicci a fatturare un po’ di più, l’anno prossimo “l’ultimo” a cui toccherà trasferirsi fuori, sarai tu.

Una lunga premessa per aprire il nostro report su come l’amministrazione cittadina stia cercando di invertire timidamente la tendenza, quanto meno in fatto di spazio pubblico e mobilità.

Il percorso accidentato verso una città delle persone

Qualche giorno fa a Palazzo Marino è stato presentato il piano per lo spazio pubblico e la mobilità che definirà le azioni del Comune per i prossimi 3 anni: si chiama  “Milano Futura Ora” ed è frutto del lavoro della task force per la sicurezza stradale e la mobilità attiva e di C40.

L’obiettivo è rendere Milano più sicura per tutti gli utenti della strada, più salubre e democratica.
Ecco in sintesi cosa prevede il piano, come potrebbe migliorare secondo le associazioni e come la sfida della comunicazione sia più che mai centrale per far leva sulla parte di cittadinanza che non solo pensa che Milano non debba fermarsi, ma manco rallentare abbastanza per non andare a sbattere (spesso, purtroppo, contro un pedone o un ciclista).

Milano Futura ora: strade scolastiche
Fonte img: Presentazione Milano Futura Ora

Milano Futura Ora: 4 assi e le azioni per cambiare passo

Per l’amministrazione comunale, i pilastri della Milano del futuro sono

  • scuole e spazi circostanti più sicuri e vivibili
  • sicurezza stradale indipendentemente da come ci si sposta
  • qualità dell’aria
  • logistica a basso impatto

La task force di esperti ed esperte, guidata dal consigliere comunale Marco Mazzei, ha quindi individuato due principali raggi d’azione: un piano pedonale e di ciclabilità che guidi tutte le azioni dell’amministrazione e la necessità di sensibilizzare la cittadinanza con un piano di comunicazione in collaborazione con la rete di sindaci green C40.

In concreto, gli sforzi migliorativi sono concentrati nel mettere in sicurezza alcune azioni quotidiane:

  1. attraversare a piedi: dotare tutti gli incroci di quattro attraversamenti pedonali (molti ne hanno solo due o tre), trasformare i parcheggi in prossimità degli incroci in aree di sosta per biciclette e monopattini in sharing per consentire maggiore visibilità, allargare i marciapiedi agli incroci per rendere più breve l’attraversamento e infine allungare i tempi dei semafori per consentire ai pedoni di attraversare in sicurezza (finalmente se ne parla!);
  2. andare a scuola: aumentare le piazze scolastiche (al momento 10, ma il Comune punta a inaugurarne altre 65 entro la fine del mandato), realizzare 100 strade a 30 km/h davanti alle scuole con la posa dei cuscini berlinesi, i rallentatori delle auto ma non dei mezzi di soccorso come ambulanze o vigili del fuoco;
  3. andare in bici: costruire una rete più capillare di rastrelliere e altri sistemi per parcheggiare in sicurezza in strada, introdurre le velostazioni e proteggere le ciclabili già in essere.

Una cosa è certa, questo è l’inizio di un percorso, non la conclusione.

Quello che resta da definire sono tempi e il budget, due questioni non da poco, che hanno lasciato l’amaro in bocca alle associazioni di settore.

Le associazioni “Troppo poco, troppo tardi”

Legambiente sottolinea come i suggerimenti della task force siano stati accolti solo in parte e senza riscontro contabile. Anche Genitori Antismog riflette se il bicchiere sia mezzo pieno o mezzo vuoto. “Sicuramente positivo l’annuncio da parte del sindaco Sala di un piano organico, ma manca l’attenzione per la ciclabilità e la pedonalità fuori dal centro”. Inoltre, nessun accenno a come far rispettare limiti e multare la sosta irregolare. Le stesse criticità vengono sottolineate da Bikeitalia che mette inoltre l’accento sulla scarsa lotta alla sosta selvaggia: “gli addetti al controllo della sosta non ci sono o hanno altro da fare, oppure semplicemente chiudono un occhio per solidarietà.”

È di queste ore il numero sconvolgente di auto in sosta selvaggia mappate giovedì 16 maggio a Milano: 64.000 solo in una sera. Sono i risultati di Via Libera, la prima mappatura della sosta illegale ideata dall’associazione Sai che puoi? e partecipata da oltre 2000 persone. Ve ne parleremo presto più in dettaglio.


Sottosopra “Vogliamo il coraggio di Londra a Milano”

Perché siamo ottimiste: è stato un segno di apertura chiedere aiuto al consigliere Mazzei e prestare ascolto ad associazioni, urbanisti, architetti, docenti universitari, influencer tra i migliori in Italia. Di tutto il lavoro svolto dagli esperti è filtrato poco, ma senza il loro contributo non avremmo neanche questo. Solo un anno fa il Sindaco parlava delle strade scolastiche così e l’approccio visto alla presentazione era tutt’altro. Per noi è un passo avanti ed è un buon inizio.
C’è poi il programma di sensibilizzazione di C40 “Milano Futura Ora”, che segna un importante cambio di rotta nella comunicazione della città. Da poche campagne, isolate e disconnesse, a un piano che spieghi ai cittadini cosa cambia, come cambia e perché all’interno di una cornice ben riconoscibile. 

Perché chiediamo di più: forse la delusione più grande per noi è aver visto sfumare il sogno di una Milano Città 30 come Parigi, Londra, Bruxelles, Valencia o Bologna che hanno delineato una visione ben definita sul fronte sicurezza, traffico, riduzione della velocità (prima causa di scontri mortali in città) recupero e riqualificazione dello spazio pubblico.
In generale all’amministrazione chiediamo più coraggio: questi piccoli passi nella direzione giusta arrivano nella seconda fase dell’ultimo mandato del Sindaco, e sempre in punta di piedi. È tardi, è tutto urgente, c’è da correre. 

Ciò detto, in Italia è un’altra la grande città che ha deciso di fare da apripista per la Città 30: Bologna, per cui abbiamo curato la comunicazione istituzionale del progetto.

 

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Comunicare il cambiamento, la sfida di C40

Una volta decise le azioni da portare avanti, la difficoltà starà nel convincere i detrattori della Città delle persone che questi cambiamenti faranno bene anche a loro. Ci proverà il Comune affiancato dalla C40 Cities, la rete di quasi 100 sindaci impegnati nella lotta alla crisi climatica, il cui obiettivo è lo scambio di pratiche, risorse ed istanze per incoraggiare le città ad implementare politiche che migliorano salute e qualità della vita dei loro cittadini.

Secondo Caterina Sarfatti, amministratrice delegata inclusione e leadership globale di C40 Cities, la minaccia più grande è infatti la disinformazione sui temi ambientali.

“Siamo in un epoca di grandi trasformazioni e di grande polarizzazione. Ad esempio, durante la campagna elettorale per l’elezione del sindaco di Londra, abbiamo purtroppo preso atto di come la maggior parte dell’opposizione social alle misure green fosse fatta circolare da bot. La disinformazione sul clima è una grande minaccia. Il nostro obiettivo è convincere chi non ha fiducia nella transizione ecologica che la lotta la cambiamento climatico porterà benefici anche a loro.”

 

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Quando arriverà la Milano del futuro?

Nella parte conclusiva del suo secondo mandato Sadiq Khan ha deciso di giocarsi tutto con l’estensione della Ulez (Ultra low emission zone) a tutta la Greater London: città e periferie. Chi guida veicoli inquinanti deve pagare un ticket di 12 sterline. Si tratta della Ztl più grande al mondo. 

I dati sull’inquinamento danno ragione alle sue Ulez: gli inquinanti sono scesi a seconda delle aree tra il 21% e il 46%.

Le vibrate proteste che hanno accompagnato la proposta dell’estensione a tutta la Greater London della Ulez potevano far pensare a un tracollo politico di Khan, e invece, contro il pronostico, Khan è stato rieletto per la terza volta. Lo stesso era successo per Anne Hidalgo, sindaca della città di Parigi rieletta dopo la chiusura dei lungo Senna e le estensioni delle ZTL e dei percorsi ciclabili. Stesso risultato a Valencia con il sindaco Joan Ribó Canut, rieletto dopo aver promesso una rivoluzione green e che ha attuato insieme all’assessore alla mobilità (italiano) Giuseppe Grezzi. 

L’esperienza di Londra, Parigi e Valencia dimostra che cambiare radicalmente si può, e che a posteriori anche i detrattori non tornerebbero indietro.

A conclusione del suo intervento il sindaco Sala si è chiesto “Come vogliamo che sia Milano, tra 10 anni? E cosa siamo disposti a fare perché sia cosi?”

Noi, le associazioni e tanti cittadini siamo disposti a fare molto, ma ci aspetteremmo altrettanto, se non ancor più coraggio dalle istituzioni. Prendersi cura della salute delle persone implica scelte impopolari e non è che nelle altre città il percorso per ridurre traffico e vittime stradali sia stato tutto rose e fiori.

Fonte img di copertina: Presentazione Milano Futura Ora


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