Nico Capogna è un pugliese doc; è CEO di Pin Bike ma è anche tanto altro, gestisce il Corato Executive Center, business center nella sua città; è anche socio della Capogna Autoservizi srl, società per il trasporto e l’installazione di ausili per disabili.
La sua formazione cinematografica l’ha portato a diventare filmaker, regista e produttore per CIDIEMME srl, la sua società di produzioni audiovisive.
L’abbiamo conosciuto in uno dei tanti eventi virtuali dell’ultimo periodo. Si parlava di mobilità sostenibile, tema a noi molto caro e abbiamo ritrovato in Nico una persona con i nostri stessi ideali e piena di risorse. Naturalmente non potevamo non entusiasmarci per la sua start-up ideata per incentivare la mobilità urbana sostenibile.
Partiamo a bomba, che cos’è Pin Bike?
Pin Bike è un sistema certificato che consente a un’organizzazione, un Comune o un’impresa, una scuola o un ente di premiare economicamente gli utenti che utilizzano la propria bicicletta per gli spostamenti urbani.
Come è nata questa idea?
L’idea mi è venuta quando sono andato in Belgio a trovare un amico, mi disse che riceveva 50 euro al mese perché andava al lavoro in bicicletta. Il Belgio ha questa misura da oltre 20 anni e partecipano circa 400.000 utenti ricevendo 23 centesimi/km. Per me è scuola questa. Io sono sempre stato un ciclista urbano e quando il mio amico mi raccontò questa modalità mi si accese una lampadina. Tornato in Italia però mi sono ritrovato nel bel mezzo del boom del bike sharing perciò non è stato facile.
Bike sharing e Pin Bike, qual è la differenza?
Innanzi tutto, l’utilizzo di una bicicletta di proprietà. E poi sicuramente l’incentivo economico. Il bike sharing è un ottimo servizio in più per la gente che già usa la bici, funziona infatti in quelle realtà dove la cultura della bicicletta è più radicata, serve in sostanza a promuovere l’intermodalità. Ho deciso di far nascere Pin Bike quando mi sono reso conto che molte amministrazioni, quasi come una moda, attivavano servizi di bike sharing perché pensavano che le persone non usassero la bici perché non avevano la bici. Le statistiche sono chiare: tutti hanno una bicicletta, magari impolverata, in garage.
Parli di incentivi economici, che cosa intendi?
I progetti sono altamente customizzabili sia nelle regole sia negli importi, dipende da quali sono gli obiettivi che l’organizzazione si pone attivando Pin Bike.
Un Comune può, ad esempio, dare da 20 a 30 centesimi/km nelle tratte casa-lavoro. I soldi guadagnati pedalando possono essere bonificati sul conto corrente del cittadino oppure, raggiunta una determinata soglia, per esempio 10 euro, viene generato un codice in app spendibile in qualsiasi negozio della propria città.
Quindi in questo modo Pin Bike va anche a favorire il commercio locale.
Esatto. Nel caso in cui si decida di utilizzare la formula dei buoni in app, l’esercente da cui si decide di spendere riceverà a fine mese il bonifico pari al valore del buono.
Non si tratta di sconti ma di soldi veri e propri da spendere presso gli esercenti del proprio Comune.
Come si presenta Pin Bike sulla bicicletta?
Si tratta di un kit che viene consegnato direttamente al cittadino al cui interno ci sono diversi gadget come ad esempio una targa catarifrangente, che può essere personalizzata con i loghi dell’ente.
All’interno della targa si trova un adattatore a valvola per gonfiare le gomme presso i benzinai. Forniamo anche una luce di segnalazione ed una staffa porta smartphone per manubrio. Il telefono diventa come un cruscotto per monitorare velocità, tempi e percorso. Infine, c’è il cuore del sistema, il dispositivo Pin Bike che si aggancia al mozzo della ruota della bicicletta. Il tutto poi ovviamente è collegato ad una app per il monitoraggio.
Come avviene quindi questo monitoraggio?
Alla base della nostra tecnologia c’è un brevetto che si basa su un controllo hardware. La nostra mission è quella di offrire ai committenti un sistema certificato di tracciamento proprio per evitare azioni fraudolente.
L’utilizzo della bicicletta è molto legato alla cultura, sia del paese in cui si vive ma anche personale. Perché secondo te le persone dovrebbero usare la bici come mezzo per muoversi in città?
È una questione di abitudine. Viviamo in una società in cui l’automobile la fa da padrona, come fare quindi per cambiare un comportamento così radicato? Dando un incentivo economico! In questo modo premiamo un comportamento virtuoso che è l’utilizzo della bicicletta.
Parlaci della tua prima esperienza con la bicicletta.
Personalmente la bici l’ho scoperta tardi, quando mi sono ritrovato a vivere a Roma da studente fuori sede e costretto ad utilizzare i mezzi. Dopo due anni vissuti così sono finito a vivere con dei ciclo attivisti e ho scoperto la bicicletta. Dico scoperto perché fino a quel momento non l’avevo mai considerata come mezzo per muoversi in città e invece mi ha cambiato la vita. Roma da essere enorme è diventata piccolissima per me e andando in bici tutti i giorni mi tenevo anche in forma.
Quali sono in vantaggi dell’utilizzo della bicicletta per muoversi in città?
Come primo vantaggio direi il buonumore, sembra sciocco ma andare in bici aiuta un sacco a smaltire un po’ di rabbia, sveglia il corpo ma anche la testa. Un altro vantaggio è la velocità, stando alle statistiche entro i 6km la bicicletta rimane la più conveniente; entro gli 8km è addirittura più veloce della metropolitana. La bici è economica, essendo un moltiplicatore di velocità non consuma niente, con una sola pedalata va avanti un bel po’. Oltretutto sempre rispetto al risparmio economico ha una meccanica talmente semplice che volendo si può riparare autonomamente.
Un vantaggio che è un non-svantaggio non usando la macchina è il traffico, in bici non esiste! Mi carica tantissimo sfrecciare accanto alle macchine incolonnate e spero sempre che qualcuno mi veda e decida di prendere la bici la prossima volta.
Infine c’è un vantaggio anche etico che prendo molto sul personale. Credo che la società debba avere un motore di traino per un cambiamento economico e soprattutto ambientale. Se tutti utilizzassimo maggiormente la bicicletta credo che vedremmo un cambiamento globale.
Con noi sfondi una porta aperta. Promuoviamo molto il bike to work e abbiamo fatto anche una profilazione delle bike personas, veniamo etichettati in maniera generica come ciclisti ma in realtà siamo persone diverse che utilizzano un mezzo in maniera diversa.
Ma tornando a Pin Bike, quali sono i vantaggi per un’azienda o un’amministrazione pubblica di promuovere il bike to work?
Rispetto alle amministrazioni pubbliche credo che dovrebbero farlo per educare i cittadini ad un comportamento più consapevole. Non significa eliminare l’utilizzo dell’auto ma farne buon uso.
In un mondo in cui le imprese sono sempre più green, un’azienda farebbe del bene all’ambiente e alla comunità incentivando i dipendenti a spostarsi in bici nelle tratte di routine, quelle che oggi vengono fatte principalmente in auto. Aumentano le opportunità di fare team building, un altro aspetto interessante è quello di coinvolgere per esempio i dipendenti in un gaming competitivo dove viene premiata la persona che ha pedalato di più.
Tante aziende sono fuori dalle città, come possono fare i dipendenti più lontani a partecipare al gaming?
Oltre a Pin Bike alle aziende diamo un ulteriore servizio in app che è il carpooling. Carpooling significa auto di proprietà condivisa su tratte di routine, unire più persone che vanno nello stesso luogo in un’unica auto. In questo modo anche chi non se la sente di compiere la distanza casa-lavoro in bici può partecipare al gaming aziendale. Chi va in auto, ad esempio, accumula punti in base a quanti utenti vengono trasportati: più persone ci sono in auto più tutti accumulano punti.
Quali sono le città Italiane che stanno rispondendo meglio?
Il progetto è attivo a Bari, Bergamo, Pescara, in 11 comuni a ovest di Torino e Foggia, la new entry di maggio 2021. Si tratta a tutti gli effetti del primo progetto strutturato per il rilascio di incentivi bike to work in Italia.
Inoltre, abbiamo attivato anche il primo sistema di incentivi al bike to school con il Liceo Formigini di Sassuolo che è partito a inizio marzo. Ad inizio aprile siamo partiti anche per tutti i lavoratori della ASL di Bologna e per il Policlinico universitario Sant’Orsola. Questa attivazione ci fa onore perché il mobility manager della AUSL veniva da un progetto simile attivo l’anno precedente che funzionava solo tramite app, non c’era quindi un sistema di certificazione antifrode basato su controllo hardware. Il risultato è che molti utenti hanno fatto i furbi, guadagnando chilometri anche di notte. Questa grande azienda ha deciso di venire da noi per dotarsi di un sistema più stabile e certificato. Siamo orgogliosi di questo.
Come è andata la prima attivazione a Bari?
Il Comune di Bari ha attivato il progetto nel 2019; inizialmente ha sperimentato Pin Bike su 1000 abitanti, in seguito ha aperto a tutta la popolazione. Bari non era una città ciclabile, ma sono sicuro che attraverso gli incentivi e il fatto che sempre più persone prendevano la bicicletta gran parte della popolazione è stata trainata nel progetto.
Ultima domanda. Secondo te per Milano c’è speranza?
Ho fatto la presentazione del progetto a Milano nel 2019, ad oggi non è ancora attivo ma per me la porta rimane sempre aperta.
E per l’estero?
Il progetto sta crescendo molto, abbiamo appena candidato il progetto nella call Innovation promossa dall’EIT for Urban Mobility, un ente paraeuropeo che ha l’obiettivo di diffondere best practices per la mobilità urbana sostenibile in tutta Europa. Il progetto è stato presentato tramite il partneriato includendo i centri di ricerca universitari CERTH (Grecia), KTH (Svezia) e le capitali di Istanbul (Turchia), Tallinn (Estonia) e la città di Braga in Portogallo. Nel 2022 partiranno i tre progetti pilota rispettivamente nelle 3 città del partenariato.