Avete mai sentito parlare di haiku? Nascono in Giappone e sono una delle forme più affascinanti di poesia breve. Anzi, lampo. Con poche parole, ordinate secondo una struttura ben precisa, gli haiku raccontano le emozioni della quotidianità. E lo fanno con intrigante purezza.
Non a caso gli haiku sono anche detti componimenti dell’anima. Sarà per la loro semplicità o perché invitano tutti a cimentarsi, sta di fatto che in agenzia siamo rapite da questa forma espressiva. E il merito è anche di un incontro speciale con un autore, creativo, scrittore, copywriter che scrive queste piccole poesie soprattutto quando è in sella alla sua bici: vi presentiamo Pino Pace, autore del libro Haiku in bicicletta.
[Attenzione! Gli haiku possono dare dipendenza, provate e vi sembrerà di averne sempre scritti]
Parlaci degli haiku, cosa sono?
Sono poesie che arrivano dal Giappone. Non hanno titolo, non sono in rima e hanno sempre tre versi e diciassette sillabe totali (cinque sillabe il primo verso, sette il secondo e cinque il terzo) che in una manciata di parole esprimono una visione della vita e del mondo. Il primo a pensarle, intorno al 1600, fu un poeta giapponese che si chiamava Matsuo Bashō, ma si sono diffuse nel mondo e vengono scritte e lette in ogni lingua. Io ho scritto tre libri di haiku, uno per bambini Un gatto nero in candeggina finì… (Notes, 2012), uno con l’amica Chiara Lorenzoni, Poesie per gente che va di fretta (Marcos y Marcos, 2022) e uno con 101 haiku dedicati alla bicicletta, Haiku in bicicletta (Notes, 2014).
Come ti sei appassionato agli haiku, quando li hai scoperti come scrittore?
Li ho scoperti un po’ di anni fa, quando non erano così diffusi, e trovo che siano un mezzo incredibile per avvicinarsi alla poesia. Io penso che tutti dovrebbero provare a scrivere tutto, come esperienza di vita. Poi a diventare poeti o scrittori, come in tutte le pratiche, ci va una vita intera. Ma l’haiku consente di avvicinarsi alla poesia senza paura di non essere all’altezza. Poi gli haiku belli sono pochi, ma non importa: chi scrive una poesia vuole dire qualcosa per cui le parole ordinarie non bastano, cerca la maniera di renderle scintillanti.
Tu sei un autore, scrivi storie, sceneggiature, libri per bambini e copywriter, qual è lo stile di scrittura che ti assomiglia di più?
A me piace scrivere per bambini e ragazzi, e cerco di adattare questa scrittura ai miei gusti da adulto. O da ex bambino, se preferisci. Non ho uno stile, né un genere preferito, quando sento che una storia può essere raccontata a ragazze e ragazzi, bambini e bambine, provo a scriverla. A volte escono haiku, oppure mappe, o romanzi, o libri strani, storie brevi, lunghe e medie.
Haiku e bicicletta. Cosa hanno in comune?
Una bicicletta è essenziale, come un haiku: si capisce subito come funziona, non ha spese e ti può portare molto lontano.
Tu dici che andare in bicicletta fa scrivere haiku, perché proprio in bici? In auto no?
No, in auto devi pensare a guidare, ai semafori, alle precedenze a non fare del male ad altri e a te stesso. E per scrivere devi prima cercare un parcheggio. Se scrivi al semaforo, quelli dietro strombazzano. Anche in bici devi stare attento alla strada e alla segnaletica, però non devi portare in giro un paio di tonnellate di metallo e plastica che vanno veloci e sono pericolose per te e per gli altri. Parcheggi dove vuoi e puoi scrivere: su una panchina, un muretto, sotto a un albero, al bar…
Nei tuoi haiku associ spesso la bicicletta alla libertà, è solo poesia o anche realtà?
È la realtà, ovvio! Ho notato che molte persone faticano a lasciare l’auto, perché così siamo stati abituati da sempre. Siamo abituati a vedere città piene di auto, a considerare “normali” il traffico, immense piazze piene di auto. Chi comincia a usare la bici per piccoli spostamenti, anche quotidiani, per andare al lavoro o a fare la spesa, poi fatica a lasciarla. Io possiedo un’auto ma la uso quando non posso fare altrimenti.
Quando usi e come usi la bicicletta? Perché la scegli?
La uso tutti i giorni, tranne quando piove forte, e vado ovunque in città e fuori. Certo devo programmare gli spostamenti, ma se impari a ragionare sui tempi e le possibilità di una bici, diventa facile. E la uso per svagarmi, per incontrare amiche e amici per una pedalata insieme, per chiacchierare, non per correre.
Qual è il beneficio maggiore che un creativo come te trae andando in bici?
Ad andare in bicicletta, si possono scrivere tanti haiku. O qualsiasi altra cosa. Penso che andare in bici – meglio in un parco – sia una maniera eccellente per farsi venire idee. Non solo per scrivere libri. Il cervello è ossigenato e la pedalata è una specie di mantra, tutto si muove, sei tante cose insieme: motore, passeggero e bagaglio.
Cosa vorresti scrivere che ancora non hai scritto?
Un mucchio di cose: ho una storia di pirati bellissima che sto scrivendo da anni, e anche un paio di serie televisive cartoon, sempre per bambini.
3 libri che tutti dovrebbero leggere…
Potrebbe essere i 3000 libri che tutti dovrebbero leggere, ma quelli ognuno può scoprirli da sé, leggendo. Ma non mi sottraggo e scrivo 3 libri (dei 3000) che ho molto amato:
° John Brainard, Io mi ricordo, Lindau 2014;
° Wynton Marsalis, Come il jazz può cambiarti la vita, Feltrinelli, 2011;
° Ronald D. Laing, Conversando con i miei bambini, Einaudi, 2000
Cosa bolle in pentola? Prossimi progetti…
Un libro di filastrocche sugli animali, che si chiamerà Animalicomio. Un popup per un editore straniero sui mostri della mitologia di tutto il mondo. E mi piacerebbe scrivere una storia per bambini che abbia delle biciclette nella trama. Ai bambini le biciclette piacciono, ma spesso non le possono usare perché è pericoloso… e tutti sappiamo che sono le strade ad essere pericolose, non le biciclette. Niente haiku per ora, è appena uscita la raccolta per Marcos y Marcos, ma chi lo sa… grazie e buone pedalate a tutte/i.
Di creatività, comunicazione unconventional e bicicletta abbiamo già parlato nell’intervista a Ester Manitto, docente di Design in alcune Università e Accademie milanesi e promotrice de La scuola diffusa, e Ilaria Fiorillo – Milano in bicicletta ciclista e content creator che attraverso il suo account Instagram fa scoprire ai cittadini meneghini la bellezza della vita su due ruote a Milano.
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