Con l’ultima tornata elettorale ormai alle spalle, è tempo per la nostra città di rimboccarsi le maniche e procedere verso politiche sociali più inclusive e una svolta ambientale. Abbiamo intervistato Lucia Robatto, presidente dell’associazione milanese Genitori Antismog, che ci ha spiegato perché le due questioni sono strettamente connesse.
Lucia da dove arriva il nome Genitori Antismog?
Nel gennaio 2001 il sindaco di Milano era Albertini, non si parlava ancora di sostenibilità e Milano era ancora più trafficata di oggi. La qualità dell’aria era talmente tremenda che Albertini disse “tenete i bambini a casa”. Una richiesta che ci è sembrata assurda, le macchine circolano e i bambini devono stare in casa? È davvero questa la città in cui vogliamo far crescere i nostri figli? Così ci siamo organizzati per andare a protestare sotto a Palazzo Marino con i passeggini vuoti. Aderirono in tantissimi. Quel giorno sono nate le “mamme antismog” prima come comitato e poi come associazione vera e propria col nome di “Genitori Antismog”. Non siamo tutti genitori, ma i bambini sono di tutti, sono il futuro e si meritano una città migliore.
Rispetto a 20 anni fa, quanto è pericoloso far giocare i bambini a Milano? La qualità dell’aria è migliorata?
Credo che i bambini di Milano abbiano smesso di giocare per strada da parecchi decenni…e anche oggi è impensabile che possano farlo, anche se qualche intervento a favore dello spazio pubblico è stato fatto. Per quanto riguarda l’aria sì, possiamo dire che l’aria un po’ è migliorata, per tante ragioni. Certamente le macchine elettriche si stanno diffondendo ma la soluzione non può essere questa. Noi non siamo solo antismog ma anche antitraffico: lo spazio è importante, ha un impatto sull’urbanistica. La città deve essere a misura di abitante, non a misura di automobili, che negli ultimi 20 anni sono diventate sempre più grosse. La qualità della vita di chi vive in città si misura anche sulla possibilità di potersi spostare a piedi o in bicicletta in sicurezza, di avere spazi urbani comuni.
“Liberare spazio significa incoraggiare la mobilità attiva: meno inquinamento e più movimento per i cittadini. Win Win”
Perchè secondo te la questione ambientale e quella sociale sono legate?
La battaglia ambientale è soprattutto sociale, frasi come “se non vi piace lo smog andate a vivere in campagna” sono classiste e limitanti. I bambini con problemi respiratori non hanno tutti hanno la possibilità di poter fare i weekend fuori porta o di trasferirsi in campagna. Avere un’automobile non può essere solo un diritto, bisogna pensare alla qualità della vita di tutti.
La svolta arriva dall’alto, dalle istituzioni, o dal basso dai privati cittadini?
Le istituzioni hanno un ruolo fondamentale. Regione Lombardia in particolare dovrebbe avere una visione d’insieme e occuparsi anche dei piccoli centri, dei pendolari. Serve investire sul trasporto su rotaie e non su gomma. Noi associazioni siamo sempre disponibili a fornire il nostro aiuto e la nostra competenza partecipando ai tavoli del confronto.
E a livello cittadino vedi dei segnali positivi da questa giunta?
La giunta precedente ha fatto tanto ma rispetto alle altre città europee è sempre tutto relativo. C’è consapevolezza ma serve anche una visione, obiettivi misurabili e impegno serio per conseguirli. L’amministrazione che si è appena insediata deve prendere una direzione chiara senza esitazioni. Un esempio concreto: serve una visione unica per le ciclabili, creare una rete che colleghi piazze e centri d’interesse. Milano è a pianta radiocentrica, una conformazione che favorisce gli spostamenti dalle periferie al centro, i raggi sono perfetti per le ciclabili.
Qual è la cosa più difficile da far capire a chi non vuole cambiare?
È difficile far capire che la nostra battaglia è per una qualità della vita migliore per tutti e non una lotta per impedire alla gente di possedere un’automobile. L’auto non può essere solo un diritto. Le città non devono essere necessariamente invase da automobili e fruibili sono in quel modo. Vedere milioni di macchine ovunque è un modello di città talmente introiettato che ci sembra l’unico, tanto che ci lamentiamo del monopattino.
Sperimentazione di Zona 30 "TréntaMI in Verde"
Qual è il vostro modello di città e come lo comunicate a livello associativo?
Il nostro modello è la città metropolitana: fare di tutto in modo che la mobilità attiva o i mezzi pubblici siano il sistema più comodo ed economico per spostarsi. Per comunicarlo abbiamo smesso di usare le immagini negative, come ai tempi della protesta dei passeggini: le persone non le assorbono. Raccontiamo invece come l’urbanistica può migliorare la vita delle persone, e funziona!
Il risultato di cui sei più orgogliosa?
Quando ci siamo spostati dalla protesta alla propositività abbiamo lanciato nel 2018 la sperimentazione di una Zona 30 nella zona di Corso Lodi e l’anno successivo in zona Rovereto. In sinergia con altre associazioni e l’assessorato alla mobilità, abbiamo ridisegnato le strade e riarredato lo spazio pubblico grazie alla visione dell’urbanista Matteo Dondé. Abbiamo adornato le vie e le piazze con vasi e panchine in modo da impedire i parcheggi abusivi e diminuire la pericolosità per pedoni e ciclisti. Ci sono tavoli e spazi per giocare. Gli abitanti hanno apprezzato molto ed entrambi i progetti sono stati ripresi dal Comune e resi definitivi.
“liberare lo spazio urbano dalle auto, rigenerarlo e far toccare con mano alle persone, ai residenti, ai bambini e ai commercianti i benefici di un quartiere più bello, più frequentato e quindi anche più sicuro”
Bellissimi esempi di urbanismo tattico, bravi! E il vostro progetto più proiettato nel futuro?
Non può che essere “siamo nati per camminare”, visto che è rivolto ai bambini e quindi ai cittadini di domani…
Siamo nati per camminare è un progetto-gioco sulla mobilità sostenibile rivolto ai bambini delle scuole primarie. Il progetto sensibilizza i bambini e le famiglie a muoversi in modo sostenibile nel percorso casa-scuola. Il tema spazio dello spazio pubblico da fruire in autonomia e sicurezza fin da piccoli è fondamentale per mettere le basi di una città più vivibile per tutti.