Ester Manitto: in bicicletta per una didattica innovativa del design

6 Luglio 2022 Sottosopra Comunicazione

Ester Manitto: in bicicletta per una didattica innovativa del design

NABA x Milano Bike City - Proposte di rebranding

L’anno scorso, mentre volantinavamo per Marco Mazzei, storico ciclo-attivista milanese, fondatore di Massa Marmocchi e oggi Consigliere comunale di Milano, abbiamo fatto un incontro particolarmente interessante. In quei giorni erano tante le cicliste e i ciclisti che si fermavamo a chiacchierare, ma di Ester Manitto ci avevano colpito subito le affinità elettive con Sottosopra Comunicazione per il particolare entusiasmo che manifestava verso l’uso della bicicletta.

Ester Manitto è docente di Design in alcune Università e Accademie milanesi, ed è promotrice de La scuola diffusa, un progetto didattico esperienziale che si svolge prevalentemente all’aperto, dove Ester e i suoi allievi sviluppano progetti di visual design utili alla città.

I suoi corsi orientano gli studenti a percepire il mondo come “l’aula più ampia” alla quale apportare contributi attraverso le loro competenze acquisite durante il percorso accademico al fine di valorizzare ciò che ci circonda in nome della salvaguardia dell’ecosistema e delle relazioni umane. Ester Manitto utilizza la bicicletta come primo strumento di lavoro: le consente di percepire il territorio, la città, i quartieri, il tessuto urbano e le relazioni che si generano dalle esplorazioni.

Per me la bicicletta è loggetto più straordinario del mondo, la forma perfetta, che assolve la funzione umana dello spostamento senza consumare materie prime e senza produrre inquinamento. È la nostra estensione del corpo più intelligente. Praticamente non occupa spazio, richiede poca manutenzione, crea relazioni, ci tiene in forma fisicamente e ci mette di buon umore. Attraverso l’uso della bicicletta si può percepire il mondo con una diversa chiave di lettura, più creativa, sensibile, in connessione col territorio circostante.”

Così, quando ci siamo casualmente re-incontrate la settimana scorsa in Cascina Nascosta, all’evento di presentazione dei lavori di fine anno dei suoi studenti di NABA, abbiamo deciso di farle qualche domanda in merito al suo lavoro e ai progetti dei suoi allievi, che quel giorno presentavano delle proposte di rebranding per l’evento Milano Bike City.

Ester, come si arriva ad insegnare visual design in Parco Sempione?

Ho lavorato 20 anni nel campo dell’architettura e del design degli interni, ma la mia vocazione era ed è la didattica, soprattutto quella che si svolge in outdoor. L’amore per questo ambito si è manifestato quando frequentavo la scuola-bottega del mio mentore: A G Fronzoni. Figura non facilmente classificabile, A G Fronzoni ha progettato a tutto tondo, dal mondo bidimensionale della grafica, alle tre dimensioni: design del prodotto e degli interni, architettura, allestimenti. Ma l’ambito che mi ha interessata di più è stato il suo progetto didattico, ovvero La scuola-bottega dove AG Fronzoni esprimeva liberamente la sua vocazione di educatore praticando un approccio pedagogico fuori dagli schemi basato sul metodo “imparare facendo”. Oggi la mia proposta didattica de La scuola diffusa trae spunto da quella esperienza che diventa contemporanea attraverso la ricerca di tematiche attuali. Ho abbandonato da tempo le lezioni frontali in aula alle quali preferisco lezioni in esterna, interventi a più voci, interviste, visite guidate mirate.

FOCUS: LA SCUOLA BOTTEGA DI AG FRONZONI

La scuola-bottega di A G Fronzoni fu fondata a Milano nel 1982 e restò attiva fino al 2001. La scuola-bottega ha formato moltissimi giovani provenienti da ogni ceto sociale e da ogni parte del mondo orientandoli verso un atteggiamento di continua ricerca di essenzialità delle forme nella vita, nella natura, nell’arte, nell’architettura, nel design e al rispetto del fare. Una scuola artigiana e concettuale assieme, volta alla formazione e alla consapevolezza critica delle persone, che si è posta l’arduo compito pedagogico del coniugare le strategie e le tecniche del progetto alla scelta di uno stile di vita.

Com’è cambiata la scuola dai tempi di AG Fronzoni ad oggi?

Credo che l’avvento del digitale fortunatamente abbia stabilito la fine di un certo tipo di scuola. I nozionismi non sono più sinonimo di competenza. Occorre cambiare, e oggi più che mai è indispensabile stimolare il ragionamento, le relazioni, la cooperazione, la sensibilità, la fiducia, l’autoanalisi, l’autovalutazione e tanti altri valori che ci consentono insieme ai nostri allievi di diventare persone migliori, che operano e agiscono non disconnesse dal resto del mondo quindi dall’ambiente, dalle persone. Per fare questo bisogna essere autentici, non si può fingere e ci si deve metter in gioco. A differenza di molti non sono una professionista prestata alla didattica, a me interessa la didattica di per se perché ci sono molti modi di trasmettere il sapere, e questo è nodale. Personalmente piuttosto di ripetere un approccio che non mi soddisfa ragiono, cambio e cerco di proporre quello che vorrei fosse offerto a me se fossi una studentessa, quando sbaglio imparo e correggo il tiro, “learning by doing” appunto!

Dove trovi l’ispirazione per i tuoi progetti didattici?

Per i miei progetti didattici vado alla ricerca di itinerari oltre l’aula, di percorsi educativi che pur aderendo al programma di studio lo integrano creando opportunità per sviluppare   progetti sul territorio che abbiano un impatto sociale. Ogni semestre cambio proposta, lo spunto può arrivare da una riflessione che maturo attraverso una scoperta di un luogo, dall’incontro con un’Associazione, un Ente, delle realtà locali.

Come viene accolto il metodo learning by doing dagli studenti?

In maniera estremamente positiva! Direi che le uniche perplessità sono circoscritte alle prime lezioni, infatti le allieve e gli allievi restano abbastanza spiazzati, non sono abituati a un approccio di questo tipo, ma sono sufficienti un paio di lezioni e poi tutto cambia. A loro chiedo di mettere in gioco la propria creatività in situazioni reali, con committenti verosimili. Negli anni questo metodo ci ha portato a collaborare con la scuola Istituto comprensivo Casa del Sole al Parco Trotter, col Lab Barona-repair cafe, col il progetto Prendi in casa di Meglio Milano, con la scuola per l’infanzia Busy Bees e la residenza per anziani Anni Azzurri. Tutto è iniziato quando parecchi anni fa ho deciso di sperimentare un nuovo percorso e, invece di assegnare il solito progetto di brand identity, mi sono presentata agli studenti con una lista di 100 cose, inusuali, da fare a Milano prima di dire che è grigia e triste, e ho chiesto loro di scegliere alcune tra quelle suggestioni, costituire dei gruppi di lavoro e realizzare un’identità visiva per valorizzare i luoghi prescelti.

I risultati sono stati tanti progetti interessanti per altrettante realtà, progetti di grande interesse sia per i contenuti sia per le proposte grafiche.

“QUESTI RISULTATI INCREDIBILI DIMOSTRANO CHE LA SCUOLA PUÒ E DEVE ASSOLUTAMENTE CAMBIARE.”

FOCUS: I PERCORSI ACCADEMICI IN NABA

Fabio Pelagalli, Course Leader del Biennio Specialistico in Visual Design and Integrated Marketing Communication in NABA, ci spiega che il corso di Rebranding di Ester Manitto arriva in coda ad un biennio in cui si gettano le basi del marketing e del progetto creativo (problematica – strategia – soluzione visiva). Con la sua classe in didattica diffusa, la docente arriva a rompere gli schemi e a invitare gli studenti esprimere la propria creatività anche infrangendo le regole del gioco. Learning by doing è in primis anche la filosofia di NABA, che inserisce gli studenti in una rete che intreccia impresa, cittadinanza, sostenibilità e innovazione e che attraverso i suoi percorsi didattici, come il nuovo Master in Comunicazione dell’Innovazione Sostenibile, dimostra che la figura del comunicatore non deve per forza trovarsi alla fine del processo di cambiamento, ma può esserne l’iniziatrice.

Parlaci di più del tuo progetto 2021 con Legambiente e Cascina Nascosta!

Per NABA, l’anno scorso durante la pandemia e le restrizioni, anche per ovviare alle limitazioni che ci costringevano in parte in aula e in parte online, ho pensato di far esercitare i miei 130 allievi sulla progettazione dell’identità visuale di Parco Sempione. In  quell’occasione ho capito il significato della frase di Goethe “Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora.” Perché appena mi sono messa a lavorare a questa idea sono entrata in contatto con Cascina Nascosta, un progetto di Legambiente che si trova proprio sotto Torre Branca. All’epoca La Latteria di Cascina Nascosta aveva appena aperto, quindi mi sono presentata e dopo aver illustrato il mio progetto di Scuola diffusa siamo stati accolti per un semestre a svolgere il nostro Corso sotto la tettoia di questo irripetibile spazio. L’ospitalità ci ha consentito di sviluppare 18 proposte di progetti per l’identità visiva del Parco Sempione arricchite da altrettante proposte di nuovi contenuti e visioni del Parco stesso.

Come si è sviluppato il progetto 2022, il re-branding di Milano Bike City?

La scoperta di Cascina Nascosta e della sua sinergia con Legambiente e Legambici è stato il punto di partenza non solo per trovare un luogo fisico per le nostre lezioni, ma anche per definire il progetto didattico 2022. In 30 ore con 100 studenti distribuiti su 4 classi abbiamo esplorato l’ecosistema ciclabile milanese. Sono molte le sinergie che si sono create. I ragazzi sono entrati in contatto con le realtà di Legambiente e Legambici, Ciclica, Angelo Barney Lisco e la ciclofficina di Cascina Nascosta, l’influencer Ilaria Fiorillo di @milano_in_bicicletta, il Velodromo Vigorelli, Massa MarmocchiGenitori Antismog, Bike the City e Critical Mass a cui alcuni di loro hanno partecipato [Critical Mass si tiene da 20 anni ogni giovedì con ritrovo alle 21.30 in Piazza Mercanti N.d.R.]. Le ragazze e i ragazzi del corso, che hanno tra i 24 e 26 anni e che per la più parte vengono da fuori Milano o dall’estero, hanno quindi rideclinato il concept di Milano Bike City. Quello che emerge dai progetti è un’attenzione particolare alla sostenibilità e all’inclusività del mezzo. Negli elaborati dei ragazzi la bici è simbolo di coolness: si offre un nuovo significato alla cultura ciclabile.

“NEI MIEI SOGNI IMMAGINO I MIEI CORSI SVOLTI IN BICICLETTA, VEDO ME ED I MIEI ALLIEVI IN GIRO PER LA CITTÀ E DINTORNI ALLA RICERCA DI BELLEZZA DA VALORIZZARE, COME DEGLI IMPOLLINATORI, DEGLI  ATTIVATORI DI CREATIVITÀ AL FINE DI PROMUOVERE RELAZIONI E CURA DELL’AMBIENTE, PER ASSORBIRE LE SUGGESTIONI DELLA CITTÀ E LE RIMETTERLE IN CIRCOLO COME IDEE CREATIVE.”

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La professoressa Manitto sta attualmente lavorando per poter essere presente con i suoi studenti e i loro elaborati alla prossima Green Week. Il suo è un lavoro illuminato e controcorrente, che pur inscrivendosi nella tradizione della scuola-bottega di A G Fronzoni ne innova il processo, rendendolo coerente con il tessuto giovanile e sociale contemporaneo. Un metodo che avvicina gli studenti alle tematiche sociali e li incoraggia a rafforzare la propria coscienza civile e partecipativa, dando nuovo spessore al ruolo del comunicatore e del designer. E l’efficacia traspare dall’entusiasmo e dagli elaborati dei ragazzi. Nel caso di Milano Bike City appare un approccio alla bicicletta e alla sostenibilità fresco e creativo, per niente paternalistico. I concept sono frizzanti, creati per far innamorare la cittadinanza della bicicletta.

Questo a conferma che per promuovere comportamenti virtuosi e abitudini positive il miglior metodo è farli testare e apprezzare, così da trasformare gli studenti in ambassador di una nuova cultura ciclabile, molto più figa.

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