Qualche settimana fa siamo state alla fiera della sostenibilità GECO, punto d’incontro per chi si occupa di economia circolare, ecofood, energie rinnovabili, mobilità e turismo sostenibile. Per chi come noi si occupa professionalmente di questi temi, GECO è un’occasione per scoprire progetti e storie interessanti. Tra i profili che abbiamo incontrato quest’anno e che ci sono piaciuti vi raccontiamo di Elena Viscusi e Lisa Della Maggiora, fondatrici della start-up al femminile e Società Benefit DMV Servizi . Ci abbiamo fatto quattro chiacchiere per scoprire meglio il loro progetto e la loro idea di sostenibilità.
Di cosa si occupa DMW Servizi?
Elena: È una società benefit che si occupa di sostenibilità e rifiuti in maniera proattiva. Non ci limitiamo a fornire la classica consulenza, ma agevoliamo reti d’impresa che possano creare nuovi mercati, filiere e sinergie tra gli stakeholders impegnati nella produzione ma anche tra aziende che non hanno nulla in comune.
Lisa: Il nostro motto è “work better save the planet”.
Da dove nasce l’esigenza di fondare DMW Servizi?
Lisa: Per anni siamo state colleghe in un’azienda che si occupava di bandi nel campo dei rifiuti. Elena è avvocato e consulente d’azienda, ora specializzata in sostenibilità e rifiuti mentre io (Lisa) ho conseguito un master in sicurezza e ambiente e sono iscritta all’albo per l’intermediazione dei rifiuti. Muovendoci in questo settore ci siamo rese conto che c’era grande necessità di fare rete, di creare una piattaforma di consulenza proattiva che servisse sia le aziende e le istituzioni del circuito dell’economia ecosostenibile, sia quelle alla ricerca di percorsi ed opportunità per entrarci. Così durante il lockdown abbiamo applicato e vinto un bando che ci ha permesso di creare DMW Servizi.
Cosa propone DMW Servizi alle aziende e alle istituzioni?
L+E: Il percorso è sempre personalizzato e ritagliato sulle specifiche esigenze del committente. I nostri servizi sono tantissimi, ad esempio forniamo consulenze per creare filiere ecosostenibili; calcoliamo la carbon footprint di prodotti e servizi e proponiamo soluzioni per migliorarla con obiettivi, indicatori, tempistiche e responsabilità ben definite; effettuiamo un bilancio di sostenibilità d’impresa e accompagniamo l’azienda nell’implementare dinamiche più green: dai programmi di welfare che prevedono un’offerta di benefit sostenibili ai progetti di CSR coerenti con la mission e la vision aziendale. Oltre a consulenze più tecniche sulla sicurezza, la gestione dei rifiuti, l’assistenza nelle gare d’appalto e le ottimizzazioni ISO.
Questo tipo di percorsi virtuosi tendenzialmente sono efficaci quando vengono adottati non solo dai vertici aziendali ma anche dai dipendenti, come fate per arrivare a loro?
Elena: Abbiamo dei progetti di sostenibilità indirizzati ai dipendenti e alle loro famiglie, questo affinché l’evoluzione sostenibile non coinvolga solo l’impresa ma anche il contesto sociale in cui si trova. Ciò aiuta la comunità a percepire lo sforzo dell’azienda e la quantità di risorse e ricerca che vi sta dedicando. È così che sono nati il nostro sistema di welfare sostenibile e i regali aziendali ecofriendly. Entrambi sono accompagnati da piccole pillole formative e brochure da riportare in famiglia.
Lisa: In futuro vorremmo organizzare incontri formativi per raccontare come cambiare il proprio atteggiamento e diventare più sostenibili anche a livello familiare, nel quotidiano. Ci sono tante incomprensioni riguardo a cosa significhi riciclare, ad esempio quando si parla di rifiuti creativi.
In che senso? Avete dei miti da sfatare sul riciclo creativo?
Lisa: Eccome! Purtroppo le buone intenzioni tante volte non bastano. Pensiamo ad esempio ai vecchi pneumatici colorati e trasformati in fioriere da giardino: se uno pneumatico inquina il terreno lo farà a prescindere dal fatto che qualcuno lo renda carino e ci metta dentro dei fiori. E poi una volta colorato il pneumatico non è più riciclabile, andrà a finire direttamente nell’inceneritore.
Elena: Il riuso o riciclo creativo dovrebbe essere fatto senza alterare la natura dell’oggetto, in modo che possa ancora avere una vita e non diventare un rifiuto dopo il suo utilizzo. Spesso alterazioni e abbellimenti rendono impossibile riciclare i rifiuti.
Lisa: Un’altra pratica tutt’altro che virtuosa è quella di abbinare elementi organici (foglie, legno, farina di mais) con resine epossidiche o colla vinilica per creare lavoretti, pasta di mais o lo slime. In questo caso oltre a creare un rifiuto non riciclabile e alle volte pure pericoloso, abbiamo sprecato un alimento.
[Se anche voi come noi non avevate mai pensato all’impatto ambientale dei lavoretti fai da te e siete in stato di shock, vi consigliamo la video-ricetta di Altroconsumo per uno slime completamente organico e smaltibile nell’umido. Se invece la passione di casa sono i lavoretti scultorei, meglio lavorare la pasta di sale, sostituto organico e molto più maneggevole della pasta di mais (fatta con colla vinilica). NdR]
Che ne pensate dei vestiti riciclati invece? Del pile fatto con le bottigliette di plastica?
Elena: Il pile è sì un tessuto che può essere prodotto grazie al processo di riciclo del PET. [Per produrre una felpa in pile servono circa 18 bottigliette di plastica (fonte) NdR] Ma si tratta comunque di un tessuto sintetico in poliestere, una plastica dalle fibre finissime che con l’uso si disperdono e inquinano tantissimo. La plastica è plastica e il suo uso andrebbe semplicemente ridotto il più possibile.
Lisa: La sostenibilità è un bellissimo concetto ma non sempre di facile applicazione. C’è bisogno di prendere coscienza che ogni nostra azione impatta sulla nostra vita e su quella degli altri. Le nostre scelte e abitudini dovrebbero essere più consapevoli.