In questi giorni di parziale immobilità, sono in tanti a fermarsi, reinventandosi giorno dopo giorno e provando a trasformare un problema in nuove opportunità.
È il caso di alcune piccole aziende agricole lombarde che in emergenza Covid-19 hanno pensato a modi alternativi per contenere il danno economico e rispondere alle esigenze dei loro clienti.
Tra queste anche Biomatto, un’azienda agricola a noi particolarmente cara perché di proprietà di Francesca Lanocita, co-fondatrice di Sottosopra Comunicazione, oggi impegnata nella produzione di piantine orticole da semi rari, antichi, asiatici, fiori eduli, piante aromatiche, micro ortaggi e uova a due passi da Arona.
L’abbiamo intervistata (con grandissimo piacere) per approfondire alcuni temi legati non solo all’economia delle piccole aziende all’epoca della pandemia, ma anche per parlare di natura e metodi nuovi di rapportarsi a essa.
Chi è Biomatto e cosa fa?
Biomatto sono io, Francesca (con l’aiuto della mia bambina ogni tanto) ed è un’azienda agricola che da anni produce piante da orto, piante dimenticate, fiori eduli, piante vagabonde (quelle selvatiche) e asiatiche e micro ortaggi. In termini umani le asiatiche sono quelle che più interessano, mia figlia è nata in Cina e mi piace alimentare la sua vita con sapori e odori del suo paese di nascita; le selvatiche invece mi rispecchiano, sono fuori dagli schemi e selvaggia, e i fiori eduli e le dimenticate, tra le più importanti dal punto di vista nutritivo. Il lavoro del mondo agricolo è un lavoro in continua trasformazione: scavando capisci dove andare e questa metafora mi piace molto.
Lo scorso anno ho scoperto il mondo dei micro ortaggi, ovvero la fase successiva al germoglio: la loro coltivazione non richiede né troppo spazio né troppa terra. Per me è tagliata su misura, perché non ho terra né la forza fisica di coltivare in campo. I micro ortaggi sono una linea di produzione nuova e che sta avendo molto riscontro, nei ristoratori e anche tra le persone: nei periodi invernali per esempio, nel mio mondo, quello bio, frutta e verdura non ci sono, e i micro ortaggi sono un’ottima risposta a questa mancanza.
Oltre alla coltivazione di piante, fiori e ortaggi, Biomatto cos’altro fa?
Ho anche un allevamento di galline ovaiole e anatre nella mia “micro fattoria multi-funzione”.
Lavoro nel totale concetto della bio diversità, non solo con le piante ma anche con gli animali e oltre alla parte agricola, fino a prima dell’emergenza Covid-19, portavo avanti la parte hospitality, con un bed&breakfast di due stanze, con lo stile che metto in atto in azienda.
Qual è stato il primo tangibile impatto del Covid-19 sulla tua attività?
Tralasciando lo shock personale, ho pensato alle “bocche da sfamare” che ho qui, oltre alle galline citate, ho due cavalli, un asino, un cane e un gatto. Non potevo sospendere pensiero o azione, anche perché in questo periodo (metà febbraio-fine ottobre) chi fa questo lavoro, ha talmente tante cose da fare che non ha modo di mettere il naso fuori di casa. Con la luce, lavoriamo dalla mattina presto fino al tramonto, non smettiamo mai prima delle otto o in estate delle nove di sera: si segue il ritmo naturale. Ho iniziato a riflettere sui temi che in questi dieci anni di lavoro ho sempre portato avanti: la necessità di vivere una vita più sobria, più ritirata e che rispettasse quelli che sono i ritmi naturali. Noi siamo la natura e se non teniamo il suo passo, mantenendo la nostra visione antropocentrica, inevitabilmente, Gaia trova il modo di riequilibrare il macro-sistema quando ogni micro-sistema esce dai suoi confini.
Questo è un messaggio di grande speranza: la vita va avanti al di là di noi e al di là dell’emergenza, ed è già evidente in quello che sta succedendo: la primavera non si è fermata per esempio.
Appunto, cosa ci insegna la natura in un momento come questo, dove tutto, noi, il lavoro, l’economia è fermo?
Che si va avanti per forza. Noi ci sentiamo fermi, ma tutto il resto sta andando avanti. Ci sentiamo fuori fase, ma chi vive il mondo naturale seguendo il suo ritmo, automaticamente lo assimila e lo vive. L’estate per esempio, nel mondo naturale, non è sinonimo di riposo: in primavera ed estate api e altri animali non si fermano un minuto. Per noi umani è l’esatto contrario e già lì siamo fuori ritmo.
Come si è adattata o reinventata una realtà agricola biologica come Biomatto?
In maniera velocissima, ho rimesso sul binario giusto quello che ho perso per esempio lato agriturismo. Lo shock iniziale mi ha spronato a portare in azienda la gestione della logistica de L’Alveare che dice sì, un network di persone che vendono prodotti rispettando i valori della filiera corta (qui il loro manifesto, ndr) di cui Biomatto era già produttore e co-gestore. Ho così deciso di partecipare con la mia azienda agricola e di prenderne in carico la gestione per coinvolgere altri produttori e acquirenti e invogliare le famiglie a iscriversi e fare la spesa all’alveare.
La mia esperienza di account in agenzia mi ha aiutato molto, anche per capirne le logiche commerciali. Ho dato supporto ad anziani che non avevano mai fatto la spesa da casa, a famiglie intere: ho mantenuto vivo il progetto e quadruplicato gli ordini. Da 30/40 ordini settimanali siamo arrivati a 130. Sono previste anche consegne a domicilio in zona Arona, tramite volontari e fattorini o si può fare un ritiro in loco con una logistica di drive-in studiata appositamente.
Tutto questo sta salvando moltissimi di noi: senza questo canale non so come avrei fatto ed è risultata una soluzione vincente. Abbiamo inoltre la raccolta di spesa solidale per supportare anche qui la “spesa sospesa”.
Che tipo di reazione hai osservato attorno a te, presso altri produttori biologici?
La percezione che ho io è che tutti i miei colleghi del Bio Novara che vivevano di mercati, hanno avuto necessità e capacità di reinventarsi in tempo zero con le spese a domicilio. In paesi come il nostro, basta poco per fare rete e creare relazioni umane di collaborazione. I “piccoli” come me, non avendo enorme volumi prima, di meno non potevano fare, per cui paradossalmente sto lavorando tre o quattro volte di più. I grandi (esempio chi faceva un mercato al giorno) dal punto di vista economico sono in difficoltà perché con le spese a domicilio non riescono a raggiungere le stesse cifre. Ma in generale la risposta è stata immediata da parte di tutti noi.
Chi pagherà di più le conseguenze di questa crisi?
Non sappiamo dove stiamo andando, è questo attanaglia l’umanità intera. Per il mio sentire in base agli elementi che ho raccolto fino a oggi, credo che questo evento inciderà molto sulle anime di bambini e ragazzi, ma mi auguro che per loro resti un evento di una portata tale da poter ricalibrare i valori che li porteranno a lavorare. Spero che il loro approccio futuro, quando saranno dei professionisti, non sia danneggiato da tutto ciò. Credo nelle nuove generazioni, hanno già un sentire in essere a cui do fiducia.
Penso che quello che accadrà dipenderà dalla “memoria” che noi adulti conserveremo: chi per esempio oggi fa la spesa su L’Alveare e stabilisce con me una relazione, se in futuro se ne ricorderà continuerà a fare la spesa da chi ha un’attenzione vera verso i rapporti umani. Essere bio è un atteggiamento che hai verso ciò che produci e verso la relazione col cliente: non è solo un marchio. Noi bio sappiamo dire no: se le uova sono finite, non te le venderò.
Dipenderà da che memoria le persone avranno: se anche solo il 40% avrà capito, per i piccoli produttori locali, andrà bene e smetteremo di sentirci una nicchia freak e cadranno i luoghi comuni sul biologico.
Per concludere: quali servizi offrite in questo momento, dove e come è possibile contattarvi?
Sulla piattaforma de L’Alveare. Non conta che comprino da me o no: conta supportare un sistema etico di vendita e distribuzione, attraverso i vari alveari e i gruppi di acquisto. Sono presenti in diverse città, anche Milano. Uscire dalle logiche della grande distribuzione e dare rilievo a quella locale vera, acquisendo e sfruttando competenze: bisogna saper riconoscere cosa il territorio ora può dare. Guardiamo fuori dalla finestra e capiamo cosa può offrici la natura.
Fidiamoci dei valori di un marchio, ma anche di noi stessi, per sopravvivere in questo mondo che è quello che ci appartiene e a cui apparteniamo.