Rudy Bandiera è autore di libri su innovazione, tecnologia e comunicazione: è un content creator, un docente e un TEDx speaker, e sì, come ama sottolineare lui stesso, Rudy Bandiera è il suo vero nome!
Come relatore ha preso parte a decine di eventi prestigiosi come TEDx Bologna, Senato della Repubblica, Camera dei Deputati ed è stato il presentatore/anchorman di eventi Google, Accenture, Oracle, Randstad, Confindustria, per citarne alcuni.
Ha fondato, con il suo socio Riccardo “Skande” Scandellari, NetPropaganda, un laboratorio academy che si occupa di accompagnare aziende e privati nel creare la propria identità nel mondo digitale.
Abbiamo chiesto a Rudy di partecipare a una delle nostre interviste e ha accettato subito con grande entusiasmo, lo stesso entusiasmo che lo contraddistingue sul palco, caratteristica che ci ha colpito dopo averlo “incrociato” ad alcuni eventi.
Rudy parla moltissimo di contenuti e su alcune cose la pensa in maniera molto simile alla nostra.
Ha un carisma contagioso, la risata facile ed è una persona piacevole e competente con cui poter parlare di social, comunicazione e compagnia bella.
Non siamo purtroppo riuscite a incontrarlo di persona per intervistarlo, ma anche solo parlandoci al telefono, abbiamo trascorso una mezz’ora interessante e divertente.
Partiamo dalle origini: come hai iniziato?
Ho iniziato come si faceva nella prima parte degli anni Duemila, con un blog, scrivendo di ciò che avevo intorno e occupandomi di computer, anche di hardware e simili. Più avanti, inizio a scrivere anche di social network e comunicazione. Prima del mondo social il blog era l’unico sistema per arrivare a tante persone del resto ed era l’unica strada percorribile per diffondere i tuoi contenuti.
Chi è Rudy: definisciti con tre aggettivi
Simpatico, ottimista e preciso!
I contenuti sono sempre più importanti: offrire valore con contenuti utili e che colpiscano dal punto di vista emotivo, è una regola fondamentale. Ma il segreto per riuscirci, qual è?
Se avessi la ricetta non te la direi mai! (ride)
C’è un libro interessante su questo argomento, di Carmine Gallo, in cui parla di come scrivere contenuti ispirandosi agli ethos, logos e pathos di Aristotele. Secondo Gallo dobbiamo saper dimostrare attraverso i nostri contenuti di avere una levatura morale, dopodiché toccare il cuore delle persone, che è la cosa più importante, senza esagerare altrimenti si rischia di diventare patetici, come spesso accade sui social per esempio.
Sei docente, divulgatore, consulente e TEDx Speaker: in quale ruolo ti preferisci e perché?
È una domanda che mi pongo spesso, anche perché in base alla risposta che mi do, decido che direzione prendere nella mia vita. Piano piano cerco di avvicinarmi verso cosa mi piace di più e mi riesce meglio.
Quello in cui mi riconosco maggiormente – anche se sembra assurdo per il lavoro che faccio – è “l’uomo da palcoscenico” a eventi come relatore o speaker, o come anchorman e presentatore. È la parte del mio lavoro che mi diverte di più, che credo mi riesca meglio e dove oltretutto c’è meno competizione.
Immagini, video, testi: quale formato pensi sia vincente nel mondo digitale?
No, non credo esista un formato vincente, anzi ne sono certo. Bisogna essere consci di cosa piaccia a chi ci legge, perché magari il tuo pubblico ti preferisce quando scrivi. Per alcune realtà è bene fare contenuti scritti, per altre immagini, per altre ancora video: dipende da ognuno di noi e dal nostro pubblico, anche se il video ovviamente può risultare quello più efficace. Se scrivo qualcosa e la registro in video posso trasmettere di più, ma solo perché quel formato è più potente, non più intelligente.
Tik Tok: ci avresti mai scommesso mesi fa? E quale sarà secondo te il prossimo social campione di download?
No e sono incerto se scommetterci anche adesso (ride)! Ho smesso di scommettere sui social quando nel 2008 scrissi che Facebook sarebbe stato un fuco di paglia: mi sa che le proiezioni non sono il mio forte!
Forse però è proprio su Tik Tok che scommetterei oggi, perché ha caratteristiche diverse: è l’unico social a essere “planetario”, va dalla Cina agli USA. È frequentato da persone di età molto bassa rispetto agli altri social e questo crea una connessione curiosa e un linguaggio completamente nuovo.
Al momento funziona perché ci sono solo giovani che parlano un linguaggio nuovo: se arrivasse la mia generazione, Tik Tok, smetterebbe di essere alla moda. E ahimè, un social rimane di moda finché ha successo, poi non è più nulla di nuovo e passa.
Influencer marketing: tanto discusso, tanto praticato. Come si sceglie secondo te un buon influencer?
Ce n’è veramente di ogni (ride) ed è pieno di sedicenti, no? Quelli che scrivono nella bio dei loro social “influencer”: perché siamo arrivati a una sorta di esplosione o bolla. Un influencer dovrebbe di natura “influenzare” la propria rete di contatti, convincerli a far qualcosa, a fargli cambiare idea o ad acquistare ciò di cui parlano.
Qualche mese fa uscì un caso famoso sui giornali: una ragazza con oltre un milione di follower, non riuscì a vendere 36 magliette.
Mi domando quindi: ma che influencer è?
Io preferisco un influencer con mille follower che fanno tutto quello che dice piuttosto che un altro con un milione di seguaci che però non seguono ciò che dice.
L’ingaggio deve essere sempre molto ponderato: bisogna ragionare sul sentiment che l’influencer suscita e calcolare con chi stiamo parlando e con quale linguaggio, perché non è facile scegliere per vendere. E inoltre bisognerebbe misurare di più: fornire un link tracciato (all’influencer) per capire cosa sta succedendo.
Fake news, odio e cattiverie sempre più dilaganti: come si può vivere felici sui social nonostante tutto questo?
Sì, ma il problema è che serve tempo per creare intorno a sé individui e follower affini a te. Io per esempio non ho più il problema degli haters: li ho ignorati, bloccati, cacciati e ora sono circondato da persone affini a me, come in una bolla. La bolla dipende da come siamo noi: se siamo delle merde avremo una bolla di persone che fanno schifo (ride). La responsabilità di quello che vediamo sui social, ahimè, è anche nostra.
Il 2020 è ormai alle porte: che cambiamenti ti aspetti nel mondo digital?
Secondo me siamo giunti all’alba di una nuova “esplosione”: il mondo dei videogame, da sempre considerato dozzinale, minimale e alternativo, sta in realtà esplodendo in tutta la sua deflagrante potenza economica e culturale.
Anni fa nessuno sapeva cosa fosse Twitch, oggi invece la piattaforma acquistata da Amazon per un miliardo, è seguita e osservata con attenzione da molti.
Gli stessi Youtuber parlano tantissimo di videogame, ulteriore riprova che si tratta di un mondo ricco di opportunità questo. Soprattutto perché consente di raggiungere una generazione (quella dei ragazzi di 14 o 15 anni) che non ha canali di comunicazione: mica posso andare a parlarci su Tik Tok, no?
Ti conosciamo come formatore, scrittore, guru, ma cosa fai nel tempo libero? Che passioni hai e soprattutto, lavoro 24/7 o tempo libero nel weekend?
Tempo libero prima di ogni cosa! (ride) Questo mi contraddistingue da sempre e ne vado fiero! Il mio tempo libero è sacro per me e avendo orari e giorni di lavoro strani (spesso lavoro nel weekend) mi ritaglio i miei spazi come voglio. La cosa che amo di più è “stare in baracca”: andare ad aperitivi e cene con i miei amici, le persone che frequento a Ferrara, la mia città, perché con loro ho un legame imprescindibile da tutto. E poi amo profondamente i videogame: trascorro nottate e ore davanti a Destiny e Assassin’s Creed.
Articoli che potrebbero interessarti
- Con Marco Papa è questione di empatia
- Caterina Zanzi, l’instancabile blogger innamorata di Milano
- Giada Mieli, l’imprenditrice etica fuori dagli schemi
- Intervista ad Arduino Mancini, fondatore di tibicon