Vademecum per consumatori consapevoli: come proteggersi dal greenwashing

17 Febbraio 2025 Sottosopra Comunicazione

Vademecum per consumatori consapevoli: come proteggersi dal greenwashing

Il greenwashing rappresenta una minaccia alla trasparenza del mercato, poiché inganna i consumatori facendo apparire sostenibili prodotti o aziende che in realtà non lo sono. Le conseguenze che ne derivano sono dannose, in primis per il pianeta, ma anche per i consumatori e per le stesse aziende.

Riconoscere il greenwashing è fondamentale per prendere decisioni di acquisto più consapevoli, premiando le aziende realmente impegnate nella sostenibilità e contribuendo alla creazione di un mercato più etico e responsabile.

Come riconoscere il greenwashing

Nel 2007 TerraChoice ha avviato uno studio sui claim più diffusi riportati sui prodotti presenti sugli scaffali della GDO.

Sulla base di questi, sono stati poi elaborati i sette peccati del greenwashing, per aiutare i consumatori a identificare i messaggi ingannevoli.

Ma nella vita di tutti i giorni, dagli acquisti in negozio a quelli online, come possiamo riconoscere il greenwashing ed evitare di finanziare chi lavora in modo poco etico?

Consigli pratici per tutelarsi dal greenwashing

Buon senso prima di tutto

È importante non fermarsi in superficie nè farsi ingannare da claim generici e packaging accattivanti. Leggi attentamente le etichette dei prodotti, fai ricerca sui materiali utilizzati, sui processi di produzione dell’azienda e sui partner coinvolti nella filiera produttiva. Informati sulla reputazione aziendale.

Fai attenzione agli slogan di sostenibilità

Diffida da parole generiche che non sono soggette a certificazione e che spesso vengono usate a sproposito, fra cui:

  • “Naturale”
  • “Sostenibile”
  • “Ecofriendly”
  • “Green”
  • “Eco”
  • “Verde”

Questi termini, non essendo regolati, sono privi di significato. Altri termini, come “biologico”, hanno definizioni legali e requisiti specifici per l’uso: per questo devono sempre essere accompagnati da una certificazione.

Cartello slogan 'earth is more valuable than money'Controlla le certificazioni

Puoi controllare la presenza di certificazioni ambientali, come gli standard EMAS, l’ ISO 140001 e il GRS (Global Recycled Standard). Esistono poi una serie di certificazioni ambientali di prodotto (etichette ambientali di tipo I,II,III) e di processo (ISO 14001; EMAS) in grado di contrastare il fenomeno del greenwashing. Puoi approfondire qui e qui.

Informati da diverse fonti

Dai un’occhiata ai siti de Il Fatto Alimentare, The sins of GreenwashingGood On You, Il Vestito Verde: denunciano il greenwashing e aiutano a scegliere dove acquistare consapevolmente.

Diffida delle compensazioni di CO₂

Le aziende devono ridurre le emissioni, non solo compensarle. L’iniziativa di Ryanair di far pagare 2€ in più al momento dell’acquisto del biglietto per compensare le emissioni di CO₂ lascia il tempo che trova, considerato che nel 2018 è stata la prima compagnia aerea a figurare tra le dieci aziende con le più alte emissioni di CO₂ nell’UE. Così come le aziende che piantano alberi per assorbire CO₂: gesto ammirevole, ma non sufficiente, se poi il loro impatto sull’ambiente è notevole.

Ma cosa possiamo fare nel concreto?

Oltre a cercare di riconoscere e diffidare dalle aziende che praticano greenwashing, e supportare quelle che davvero cercano di ridurre il proprio impatto ambientale, ci sono alcune azioni che possiamo intraprendere per cercare di ridurre il nostro impatto ambientale.

Il mercato è influenzato dalla domanda: in quanto consumatori abbiamo un grande potere decisionale, e di conseguenza, una grande responsabilità.

Se pensi che le azioni del singolo non valgano nulla, basta guardare il trend del vegetarianismo (e veganismo) dagli anni 2000 a oggi, che è cresciuto in modo esponenziale. Secondo l’ultimo rapporto di Eurispes del 2024, il numero di persone che scelgono di adottare uno stile di vita vegetariano o vegano non è mai stato così alto, sia in Italia che nel resto del mondo.

Questo perché sono sempre di più le persone che si informano e decidono di non consumare più determinati prodotti, favorendo le alternative vegetali. Aumenta così la domanda, e di conseguenza l’offerta, di prodotti plant based.

Quindi sì, tu sei una “sola” persona, ma quando le abitudini di tante persone cambiano, cambia anche il mercato.

  • Prima di tutto informarsi, e al giorno d’oggi è veramente facile: il web ha reso le informazioni accessibili a chiunque, sono stati realizzati numerosi documentari disponibili su diverse piattaforme streaming, e i consigli dei green influencer sono sempre più utili.
  • Riflettere sulle proprie azioni e agire consapevolmente. Alcuni suggerimenti
    • Puoi evitare il fast fashion preferendo il second hand (una buona soluzione è Vinted, ma anche nei cari vecchi mercati si trovano bei pezzi) e supportando le piccole realtà che davvero si impegnano in termini di sostenibilità: magari il loro prodotto costa di più, ma è di qualità maggiore e durerà più a lungo.
    • Puoi ridurre al minimo gli acquisti di prodotti nuovi, per evitare di continuare ad alimentare il ciclo di produzione e consumo, scegliendo di comprare meno e meglio, e riparando i prodotti che già possiedi.
    • Puoi provare a ridurre il consumo di carne e latticini, tra i più impattanti a livello ambientale. Scoprirai alternative vegetali altrettanto gustose, I swear!
    • In quanto parte di una realtà bike friendly, non posso non consigliarti di provare a ridurre l’uso della macchina sostituendola con la bicicletta, per quanto possibile.

La responsabilità dei consumatori

È vero che nessuno è perfetto, che nessuno potrà mai vivere a impatto zero, che chi ha davvero potere sulle scelte collettive dovrebbe iniziare ad agire in modo diverso, ma modificare le nostre abitudini d’acquisto può comunque fare la differenza (e ti sentirai anche con la coscienza più pulita, garantito!): in quanto consumatori abbiamo un ruolo attivo nel promuovere una vera sostenibilità. Ogni piccola scelta fa la differenza.


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