Città, sostenibilità e metabolismo urbano: intervista a Paola Pluchino

20 Gennaio 2025 Sottosopra Comunicazione

Città, sostenibilità e metabolismo urbano: intervista a Paola Pluchino

Il metabolismo urbano: un modello per città più sostenibili

Le città ospitano oggi quasi 4 miliardi di persone (il 54% della popolazione mondiale) e nei prossimi anni questo numero è destinato a crescere considerevolmente: secondo il CORDIS, il servizio Comunitario di Informazione in materia di Ricerca e Sviluppo, entro il 2050 probabilmente saremo 10 miliardi, di cui il 70% nelle città.

Per funzionare ed espandersi, le città consumano miliardi di tonnellate di materie prime, che una volta utilizzate vengono scartate sotto forma di inquinamento e rifiuti. Il consumo di risorse e lo smaltimento dei rifiuti non sono però le sole problematiche da affrontare. Le tematiche relative alla sostenibilità includono anche elementi sociali ed economici come la mobilità, la disponibilità di alloggi adeguati, l’occupazione, la salute, l’istruzione, la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali.

Già negli anni ’60, l’ingegnere americano Abel Wolman introdusse il concetto di metabolismo urbano: una città circolare, interconnessa e a misura di abitante e d’ambiente. Ma anche un invito a ragionare sugli effetti sociali di questa condizione e sulla rilevanza nell’organizzazione dello spazio urbano.

Il metabolismo urbano è oggi più che mai al centro di un dibattito multidisciplinare. Ne ha scritto Paola Pluchino, biologa ambientale ed esperta di strategie di sostenibilità ed economia circolare che nel 2019 ha pubblicato un libro che per noi è un testo sacro: “La città vivente – Introduzione al metabolismo urbano circolare”.

Nel suo libro Pluchino presenta le problematiche legate alla sostenibilità urbana, proponendo soluzioni basate sulla visione della città come organismo vivente. Il libro riporta le testimonianze dei protagonisti di questo cambiamento di paradigma, e alcune buone pratiche significative, con cui è stato possibile rendere i sistemi urbani sostenibili per il pianeta e i cittadini.

Abbiamo incontrato Paola Pluchino e le abbiamo fatto qualche domanda su questo paradigma.

In che stato è la green economy oggi?

Per dirla alla milanese: cuba tanto. A sentire i discorsi agli Stati Generali della Green Economy, tantissimo. Ma non tutte le iniziative sono per forza green. Tra il 2015 e il 2018 c’è stato un grande fermento, poi è sopraggiunta una fase di stallo in cui non abbiamo assistito ad ulteriori innovazioni.

Sia a livello italiano che globale c’è sicuramente più interesse verso questi temi, anche da parte del pubblico, cosa che da una parte incentiva, ma paradossalmente dall’altra crea i presupposti per la speculazione dei crediti di carbonio o dei crediti di compensazione della biodiversità.

Mi spiego meglio: chiaramente è un bene che sia aumentata la consapevolezza dell’impatto che le aziende hanno sul clima e che il clima ha sulle aziende. E lo stesso vale per la biodiversità: la sua carenza è uno dei fattori scatenanti del cambiamento climatico.

Ma risolvere i problemi con la finanza climatica non è abbastanza, anzi. Essendo un settore altamente lucrativo ha attirato gli speculatori. Sul rapporto tra finanza sostenibile e biodiversità sta facendo un lavoro importante Marco Frey, docente di Economia in Bocconi e direttore del Laboratorio di ricerca sulla sostenibilità della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa: Frey dimostra che è necessario avvicinarsi al tema con grande professionalità e una solida base scientifica. Ma quando questa consapevolezza manca, sentire gli economisti parlare di biodiversità mi fa venire i brividi, perché generalmente non hanno competenze specifiche.

Occorrerebbe invece l’approccio sistemico di cui parliamo nel libro: gli ecosistemi non funzionano a compartimenti stagni o come un foglio Excel. Al contrario sono caratterizzati da anelli di retroazione multipla.

L’interdisciplinarietà è una necessità, non si può lasciare tutto in mano alla finanza.

Come sono messe le grandi città italiane in termini di sostenibilità?

Il metabolismo urbano delle città italiane oggi è principalmente lineare, per renderlo più sostenibile bisogna tendere alle circolarità:

  • ambiente costruito modulare
  • energia rinnovabile
  • mobilità efficace ed accessibile
  • riconversione di scarti alimentari e rifiuti
  • verde urbano
  • più negozi di riparazione e di vendita/scambio dell’usato

E poi, nessuna trasformazione è duratura se non è accompagnata dall’innovazione sociale, ascoltare i cittadini è fondamentale.

A che punto siamo con l’agenda 2030?

Purtroppo siamo indietro. Ci serve una visione più sistemica, che includa anche il sociale. Per questo insisto con il modello del metabolismo urbano, che è molto più che un modello teorico, ma un vero e proprio strumento per la pubblica amministrazione, un approccio applicabile alla gestione urbana.

FOCUS: Gli assi dell’agenda urbana Unione Europea:

  • inclusione
  • qualità aria
  • povertà
  • alloggi
  • economia circolare
  • competenze locali
  • adattamento al cambiamento climatico
  • transizione energetica
  • uso sostenibile della terra
  • mobilità urbana
  • transizione digitale
  • appalti corretti

Che ruolo hanno i piccoli Comuni e le PMI nella transizione ecologica?

Dare una risposta univoca è difficile, perché il nostro Paese ha caratteristiche morfologiche molto diverse a seconda del territorio. Esistono buone pratiche nei piccoli e nei medi Comuni, ma sono a macchia di leopardo. Alcuni piccoli centri virtuosi sono ad esempio Ferla, Pollica, San Vito al Tagliamento. L’Italia è fatta di piccoli centri, spesso dimenticati e in via di spopolamento, con poche competenze e poco accesso ai fondi. Per questo fare rete è importantissimo! Le associazioni tra Comuni, tra borghi e le partnership universitarie sono fondamentali. Ma il grande vantaggio rispetto ai Comuni più grossi è l’agilità, il contatto diretto con le persone, un’amministrazione più snella.

I piccoli centri, così come le PMI, sono dei laboratori. Testare le buone pratiche su piccola scala aiuta nello sviluppo su scala nazionale, soprattutto se sono state implementate in aree svantaggiate.

Il cuore della questione non è la dimensione del Comune, ma la visione dei suoi amministratori, la partecipazione dei cittadini e le partnership con le aziende e le associazioni del territorio.

Tu sei più da piccolo o medio Comune o da grande città?

Io ho scelto la provincia perché ho bisogno del contatto con la natura e del rapporto diretto con i miei concittadini. Ma le interazioni tra le persone stanno diventando merce rara ovunque, non è solo un tema delle grandi città. Negli anni ’80 I miei nonni abitavano a Milano, in zona Loreto: con mia nonna andavamo a fare la spesa nelle botteghe di Via Palestrina, dal salumiere e dal verduraio si scambiavano due parole, c’era un approccio molto provinciale anche in città, poi le cose sono gradualmente cambiate. Le persone hanno meno tempo, anche per fare la spesa. Il supermercato ottimizza il tempo ma impoverisce il tessuto sociale. Le città (e i negozi N.d.R.) si sono trasformate modificando i propri servizi in funzione dei nuovi stili di vita.

Detto questo, post Covid abbiamo assistito al ritorno del valore del negozio di prossimità. Il Comune di Milano fece una mappatura delle botteghe. I mestieri e i negozi di quartiere sono una ricchezza, sociale oltre che economica: il contatto umano, l’informarsi su amici e parenti…

Elena Granata nel suo “Il senso delle donne per la città” dice:

“Le donne hanno sviluppato un pensiero laterale e pratico che nasce dallo scarto, dagli spazi interni dello star bene, della progettazione dello spazio granulare, minuto, tra le case. È quello che manca oggi: grandi città dove è impossibile vivere bene, girare in bicicletta, godere dello spazio pubblico con i figli.”

Sei d’accordo? La sostenibilità è donna?

Sono d’accordo, l’approccio sistemico è un approccio “femminile”, Yin: abbraccia diverse opzioni, trova soluzioni che abbiano a cuore le persone. L’approccio verticale, ingegneristico e deterministico tipicamente Yang, “maschile”, non è efficace. Sui sistemi complessi non funziona.

Il Comune di Milano ha lanciato ‘Milano Circolare‘, il catalogo dedicato all’economica circolare: potranno iscriversi imprese, startup e associazioni.

Entro il 2050 probabilmente saremo 10 miliardi, di cui il 70% nelle città. Come si fa a rimanere speranzosi e a non temere che ciò che stiamo facendo (o non facendo) sia “troppo poco e troppo tardi”?

Vi rispondo con una battuta: lo scopriremo solo vivendo. Le pressioni che agiscono sul sistema sono tante e alcune influiscono più di altre. Ma io resto ottimista osservando le iniziative che crescono dal basso, dalle persone, dalle associazioni. Dal guerrilla gardening alle importanti iniziative di Sai che puoi? a Milano, ma anche dalle intuizioni delle giovani start up, come il nuovo servizio di mobilità condivisa Wayla. Io ho fiducia nelle persone più che nei politici, nella loro voglia di rimboccarsi le maniche per la propria comunità. Basti guardare cos’è successo a Valencia e come le persone si siano unite per dare una mano.

In attesa di vedere se Wayla sopravviverà alle pressioni della lobby più potente d’Italia, quella dei tassisti, vi segnaliamo le lodevoli iniziative di cittadinanza partecipativa di Sai che puoi, a cui spesso collaboriamo come volontarie: 


Nota di redazione:

Da quando abbiamo intervistato Paola Pluchino il 12 novembre 2024, il Senato ha votato la proposta di nuovo Codice della Strada del ministro Salvini. La proposta

  • limita l’autonomia dei sindaci
  • rende più difficili i controlli
  • non contrasta la velocità eccessiva
  • ostacola lo sviluppo della ciclabilità urbana
  • e molto altro

con un solo risultato previsto: meno sicurezza stradale. Salvini non ha voluto ascoltare nessuna delle associazioni di familiari vittime sulla strada che gli hanno detto una cosa semplice: “così non va, miglioriamola insieme”. Adesso il Governo ha un anno di tempo per riscrivere da capo il Nuovo Codice della Strada: chiediamogli insieme di cambiare direzione:

==> Firma anche tu la petizione <==

Ne ha scritto anche lo stimato Fabrizio Fasanella su Greenkiesta, la Newsletter ambientale del sito Linkiesta.


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