Questa settimana abbiamo fatto una chiacchierata con Ilaria Fiorillo, ciclista e content creator con base a Milano. Attraverso il suo account Instagram @milano_in_bicicletta, Ilaria fa scoprire ai cittadini meneghini la bellezza della vita su due ruote e gli angoli nascosti di una città che troppo spesso noi local definiamo “poco ciclabile”. Avevamo scoperto Ilaria quando era diventata virale l’estate scorsa con il suo viaggio in solitaria da Milano a Foggia in bicicletta e l’avevamo poi chiamata per farci raccontare di Massa Marmocchi, l’associazione di cui è volontaria. Oggi abbiamo avuto occasione di farle qualche domanda in più e avere uno scambio su cosa vuol dire coltivare una cultura ciclabile in una città come Milano.
Ilaria, quando è sbocciato l’amore per la bicicletta?
Io vado in bici da sempre. Sono cresciuta a Foggia, dove andavo a scuola in bicicletta perché, come Milano, è una città pianeggiante e si presta ad andare in bici. Ma il vero amore è scattato a Roma, quando la bici è diventata una necessità per arrivare in tempo a lezione! A Roma giravo con una Graziella pieghevole, senza marce, su e giù per i colli e saltando ad ogni buca. L’ho usata finché non mi ha abbandonata spezzandosi sotto di me, ma mi è rimasta nel cuore, la conservo ancora!
Il tuo primo impatto con Milano in bici?
Mi sono trasferita a Milano nel 2018 ed essendomi fatta le ossa a Roma, per me Milano in bicicletta è stata davvero una passeggiata. Lavoravo al Park Hyatt in Duomo, con turni che finivano anche all’una di notte. Prendere il tram non era il massimo, a quell’ora il centro è deserto. Per questo ero arrivata in città con la mia pieghevole rossa di Decathlon! E prima che il mondo dell’hospitality si bloccasse completamente a marzo 2020, obbligandomi a re-inventarmi, ero anche riuscita a convertire alla bici alcune mie colleghe!
Nei mesi più duri del 2020 ti sei ri-convertita in rider, che esperienza è stata?
Ho deciso di vestire i panni di rider con Deliveroo per qualche mese. L’ho fatto per capire cosa significasse lavorare in bicicletta, conoscere il mondo dei rider e avere la possibilità di pedalare in una Milano senz’auto. È stata un’esperienza stancante ma bellissima, ho visto Milano con occhi diversi.
Cosa ti piace di più dell’andare in bicicletta a Milano?
Checché se ne dica è facile da girare perché è piccola e pianeggiante! In 30 minuti la si attraversa da Nord a Sud. In bicicletta vedi una città diversa, più accogliente e inclusiva.
E cosa di meno?
La risposta scontata è che ci sono poche ciclabili, ma la verità è che manca un’educazione ciclabile a monte. Sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza da parte di tutti gli utenti della strada.
A bruciapelo: cosa rispondi a chi non usa la bici a Milano perché:
“Eh ma arrivo sudato al lavoro”
Portati il cambio! E poi più si pedala meno si suda perché il corpo si abitua allo sforzo. Milano è pianeggiante, si può anche pedalare lentamente. O usare una delle tante bici elettriche in sharing.
“Eh ma non ci sono piste ciclabili/ci sono i binari/c’è il pavé”
Cerca la tua strada sicura a basso traffico. Non necessariamente sarà la più corta e non necessariamente sarà una pista ciclabile, ma esiste!
“Eh ma poi mi rubano la bici”
Ci sono varie tecniche: usare due catene su entrambe le ruote, lucchetti apribili solo con il flessibile… In generale se occorre legarle all’aperto meglio lasciarle in posti trafficati. Se si ha una bici bella la si può portare in casa. Oppure, ancora una volta, si può scegliere di non possedere una bici ma di usare quelle in sharing.
Domanda da 10 milioni di dollari, e a questa proviamo a rispondere anche noi: se fossi Beppe Sala, qual è la prima cosa che faresti per rendere la città più ciclabile?
Non è una domanda facile. Purtroppo nella gestione di una città così grande gli interessi in gioco sono tanti e nonostante i buoni propositi spesso gli amministratori hanno le mani legate. Io lavorerei di più sulla comunicazione per incentivare l’uso della bicicletta, per creare una cultura ciclabile condivisa. In questo ha ragione Marco Mazzei che all’ultimo forum sulla mobilità diceva che “non c’è più tempo per pianificare, bisogna agire”. È sempre più urgente convertire le persone alla bici perché una bicicletta in più è una macchina in meno in strada, ma serve un lavoro organico a 360 gradi.
[Marco Mazzei è uno storico ciclo-attivista milanese, fondatore di Massa Marmocchi e dal 2021 eletto in consiglio comunale di Milano e autore della newsletter Appunti di felicità urbana, che parla di Milano, dei suoi quartieri, di vita urbana, di mobilità attiva e di felicità. N.d.R.]
ELENA: Secondo me serve un cambiamento molto più coraggioso sia strutturale che culturale. Sul piano strutturale è urgente portare la città a 30km/h e sul piano culturale, come dice Ilaria, serve un cambio di prospettiva. Per far sì che sempre più persone scelgano la bicicletta serve una comunicazione esperienziale, non istituzionale! Le persone devono provare il valore aggiunto dello spostarsi in bicicletta, la convenienza, il piacere, la figaggine. Noi, insieme ad Irene Ivoi stiamo lavorando con il nudge. Una tecnica di comunicazione che stimola un cambio di comportamento “gentile”, che esorti le persone a fare una scelta positiva non perché sia l’unica opzione che si offre loro, ma perché è la migliore, la più conveniente.
SABRINA: Io sarò più terra terra. Se fossi Beppe Sala estenderei gli orari di utilizzo di BikeMi, il servizio di bike sharing della città di Milano, anche alla notte. Com’è possibile che siamo l’unica città europea in cui il servizio termina a mezzanotte? Non mi pare la nostra sia esattamente la città di Cenerentola… A Milano sono ancora troppo pochi i mezzi pubblici che garantiscono il servizio notturno e come diceva Ilaria: per una donna la notte è molto più sicuro spostarsi in bici che non su un autobus mezzo vuoto o mal frequentato.
Ilaria, parlaci del tuo rapporto con i social, il tuo canale Instagram è cresciuto velocemente: qual è la tua mission?
Ancora non l’ho definita in maniera precisa, il canale è nato per caso e cresce con me. Prende direzioni inaspettate che non avevo previsto. Sicuramente l’obiettivo è mostrare alle persone che andare in bici è bello e accessibile. Sul canale do spunti e strumenti per iniziare ad andare in bici.
Qual è il target di Milano In Bicicletta?
Parliamo di ciclisti e cicliste che seguono la pagina per prendere spunto su itinerari ciclabili e persone di Milano a cui interessa il cicloturismo e/o la scoperta della città! Il mio storytelling cittadino attira persone curiose, che magari ancora non usano molto la bici ma che sono incentivati dai miei contenuti a provare. E poi sono contenta perché sono riuscita a portare la community anche fuori dal digitale: da un mese pedaliamo insieme dal vivo, per scoprire nuovi angoli di Milano e dell’hinterland in sicurezza.
Infatti, parlaci dei tuoi itinerari organizzati con Angelo Barney Lisco, che gestisce la nuovissima ciclofficina Nascosta
Marco Mazzei ci ha chiesto di sviluppare un progetto per Made in Corvetto, [declinazione del progetto La Città Intorno, il programma di Fondazione Cariplo che coinvolge gli abitanti dei contesti urbani fragili di Milano nella risignificazione degli spazi inutilizzati, N.d.R]. Abbiamo pensato ad un bike festival dal 10 giugno al 16 luglio con eventi gratuiti ed inclusivi. Ci spostiamo in bicicletta sulla traccia ciclabile di AbbracciaMI che attraversa periferie e territori di confine altrimenti difficilmente scopribili: dal Parco delle Cave all’Idroscalo, da Jannacci alle birrette in Martesana. Abbiamo riscontrato tantissima domanda! Sabato 16 luglio andremo da Corvetto alla Spilleria, birrificio artigianale a Cassina de Pecchi. Per chi volesse venire, ci si registra da qui.
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Cosa dici alle donne per spronarle a viaggiare in bici?
Io mi rivolgo alle donne che non si sentono già cicliste o sportive. Alle donne che già viaggiano in bicicletta parlano molte realtà, tra cui ad esempio Cicliste per Caso che fanno un buon lavoro e si rivolgono ad un pubblico piuttosto skillato e sportivo. Per me è importante comunicare che tutte possono approcciarsi alla bicicletta: cicliste non si nasce, si diventa! E non per forza bisogna avere subito tutto l’abbigliamento tecnico e l’attrezzatura all’ultimo grido. E poi, oltre alle uscite fuori porta, è un’altra vita andare al lavoro o sbrigare commissioni in bicicletta, anche con la gonna!
“La bicicletta ti dà una sensazione di libertà e indipendenza impagabile”
Noi infatti abbiamo iniziato a seguirti proprio perché un anno fa eri una “ragazza normale”, non una da Giro d’Italia, che ha deciso di andare a Foggia in bicicletta, senza particolare abbigliamento tecnico, senza far parte del mondo ciclistico, senza essere un’atleta.
Figuratevi che sono partita senza aver mai dormito una notte in tenda viaggiando in bici! A me piace arrivare gradualmente alle cose. Scoprirle. Non spendo 150€ di abbigliamento tech a priori per poi pedalare 50km al giorno. Prima provo, poi se scopro che mi piace allora mi do il tempo di individuare i miei bisogni specifici per scegliere di acquistare qualcosa di più tecnico. La bici è inclusiva, non serve per forza un budget stratosferico per iniziare. Io sono partita con la bicicletta da corsa entry-level di Decathlon, comprata usando il bonus mobilità! Poi, idealmente, c’è una bici adatta a ciascuno di noi, alle nostre esigenze specifiche, anatomiche e di utilizzo… Lo sto imparando al Corso in Esperto Promotore della Mobilità Ciclistica dell’Università di Verona: avere la bici giusta è fondamentale per un’esperienza piacevole, ma per iniziare va bene tutto!
Pedalando pedalando sono diventata Ambassador di Scott Sports Italia, che mi sta accompagnando da un paio di mesi nei miei viaggi con delle bici di altissimo livello. Ma ne ho dovuti fare di km per arrivare fino a qui, ogni cosa a suo tempo!
Ma parlaci del viaggio da Milano a Foggia in bicicletta, qual è stata la difficoltà più grande?
Gli ultimi 30km: le strade del foggiano purtroppo sono in condizioni terribili. Poi c’era vento e caldo forte, ero molto stanca e attraversavo i campi dove lavorano i braccianti stranieri, in bici ho riscoperto la mia terra, il bello e il brutto. Ecco però vedi, è stata dura ma il cicloturismo lento è anche questo: uno sguardo su realtà con cui altrimenti difficilmente verresti a contatto, un modo di conoscere veramente un territorio. Viaggiare in bici permette anche di interagire facilmente con le persone, che ti fermano e ti chiedono dove vai. Sono stata persino ospitata da una coppia proprietaria di un BnB che mi seguiva su Instagram!
“La bicicletta e il viaggio lento sono uno stile di vita da cui sto imparando tanto”
E il momento più memorabile di questo viaggio da Nord a Sud?
Be sicuramente l’arrivo, quando ho abbracciato mamma che mi aspettava piena di orgoglio con una medaglia fatta apposta per me! Lì mi sono resa conto che ce l’avevo fatta. Mamma mi ha sempre supportata e mi ha accolta a braccia aperte! Dice che le faccio vedere l’Italia. Un altro momento topico è quando sono arrivata in cima al Conero, io che le salite non le avevo ancora sperimentate, e lì ho pianto di gioia. Arrivare al mare così è un’altra storia: te lo sei guadagnata.
E dove andrai quest’estate? Ci porterai con te con Instagram?
Ma certo! Allora nei prossimi giorni mi troverete all’Eurobike, una fiera di settore che si svolge in Germania, vi porterò con me attraverso le stories. Sabato abbiamo l’ultima tappa del Bike Festival di Made in Corvetto e poi ad agosto si vedrà… Se riuscissi a ritagliarmi un po’ di tempo per un viaggio tutto mio mi piacerebbe fare la costa adriatica dal lato della Slovenia, Croazia e Albania. Di lì passa la Eurovelo 8, parte del circuito europeo di piste ciclabili, che dal Portogallo arriva in Grecia. Poi dall’Albania potrei prendere il traghetto per Foggia, dove mamma mi aspetta con la sua parmigiana.
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